Salini-Impregilo si prepara a concludere il salvataggio di Astaldi. Con l’aiutino di Cassa Depositi e Prestiti e di un pool di banche creditrici che si trasformeranno in soci del nuovo leader delle costruzioni italiane. Cdp, che ha appena staccato una cedola straordinaria al Tesoro e alle fondazioni bancarie azioniste, potrebbe formalizzare già venerdì in consiglio il suo appoggio a Salini-Impregilo che dovrebbe concludere poi l’acquisizione di Astaldi entro metà luglio.

Nel dettaglio, l’operazione prevede che il gruppo di Pietro Salini “salvi” Astaldi, attualmente in piano concordatario, comprandone il 65 per cento per 225 milioni sfruttando l’esenzione dall’offerta pubblica di acquisto obbligatoria. Inoltre, per dare corpo alla nuova Salini-Impregilo, con in pancia Astaldi, verrà effettuato un aumento di capitale che sarà sottoscritto da Cassa Depositi e Prestiti (300 milioni), da un gruppo di istituti di credito (Unicredit, Intesa, Bpm, Bnp Paribas, Mps, per circa 150 milioni) e dal mercato (150 milioni). In totale, nelle casse della nuova Salini-Impregilo-Astaldi arriveranno quindi 600 milioni, una cifra di poco inferiore (700 milioni) a quella che il gruppo Salini, come capofila del consorzio Eurolink, pretende di avere dallo Stato per il dietrofront sulla costruzione del Ponte sullo Stretto.

L’azienda cambierà poi nome per dare vita a “Progetto Italia”, un piano finalizzato alla creazione di un campione nazionale delle costruzioni e degli appalti, sostenuto sia da Cassa Depositi e Prestiti che dal mondo bancario, fortemente esposto con i costruttori che stanno attraversando una fase di profonda crisi. Muterà anche l’assetto di governo della nuova società che verrà guidata da un consiglio con 15 componenti: salvo colpi di scena dell’ultimo minuto, nove componenti saranno espressione di Salini, uno toccherà alle banche e cinque alla Cassa Depositi e Prestiti che potrà anche nominare il presidente. Per quest’ultimo incarico si sta cercando una figura di raccordo e, al momento, il nome più quotato è quello di Claudio Costamagna, ex presidente di Cdp e già numero uno di Salini-Impregilo.

Dopo il caso Saipem e quello Telecom, Cdp torna quindi nuovamente al centro di un’operazione di sistema. Dalle nozze fra Salini-Impregilo e Astaldi, le prime due aziende italiane del settore, nascerà infatti un gruppo da circa 9 miliardi. Il fatturato supererà di gran lunga quello dell’attuale terza in classifica, Pizzarotti che ha un giro d’affari attorno al miliardo. Tuttavia il nuovo gruppo non avrà ancora una dimensione europea: sia pure con maggiore diversificazione, gruppi come la francese Vinci e la spagnola Acs superano infatti rispettivamente i 40 e i 30 miliardi di fatturato. Segno quindi che la strada da percorrere per creare un campione nazionale del settore, capace di competere all’estero, è ancora lunga. Di conseguenza l’operazione Salini-Impregilo-Astaldi aprirà una fase di consolidamento che potrebbe in futuro coinvolgere società come Condotte, Pizzarotti, Rizzani de Eccher e Vianini (gruppo Caltagirone). Si tratta del resto quasi di una strada obbligata visto che da un lato, il governo ha necessità di mettere in sicurezza posti di lavoro, tutelando i crediti del sistema bancario, e dall’altro punta a far ripartire le opere pubbliche rimaste al palo anche per via delle difficoltà finanziarie dei vincitori degli appalti.

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