Nel pomeriggio la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dovrà prendere una decisione sulla Sea Watch. Dovrà decidere se siano necessarie “misure provvisorie” che sospendano la direttiva firmata da Salvini, Toninelli e Tria che vieta l’entrata dell’imbarcazione nelle acque territoriali italiane, permettendo così lo sbarco dei 42 migranti che da 13 giorni si trovano a bordo della nave, dopo il salvataggio effettuato dall’equipaggio della ong tedesca al largo delle coste libiche, il 12 giugno. Il capitano tedesco della Sea Watch 3, Carola Rackete, intervistata da Repubblica ha dichiarato che, qualunque sia la decisione della Cedu, entrerà “nelle acque italiane e li porto in salvo a Lampedusa“. Anche perché la situazione a bordo diventa sempre più difficile da gestire, con i migranti che hanno lanciato un appello: “Siamo stanchi, siamo esausti. Fateci scendere“. Ma Salvini: “Possono stare lì fino a Natale e Capodanno”.

Alcuni naufraghi a bordo della nave hanno annunciato ieri il ricorso alla Corte nel tentativo di sbloccare la situazione e permettere l’attracco nel porto di Lampedusa, nonostante l’ostruzionismo del governo, in special modo del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che, dopo aver disposto il divieto di sbarco, è arrivato a scrivere una lettera al ministro dell’Interno dei Paesi Bassi dicendosi “incredulo perché si stanno disinteressando di una nave con la loro bandiera, peraltro usata da una ong tedesca, che da ormai undici giorni galleggia in mezzo al mare. Riterremo il governo olandese e l’Unione europea assente e lontana come sempre responsabili di qualunque cosa accadrà alle donne e agli uomini a bordo della Sea Watch”.

Qualunque sia il verdetto della Cedu, l’equipaggio della Sea Watch ha comunque deciso che la permanenza in mare, a 16 miglia dalle coste lampedusane, è destinata a finire nelle prossime ore: “Io voglio entrare. Entro nelle acque italiane e li porto in salvo a Lampedusa. Sto aspettando cosa dirà la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, poi non avrò altra scelta che sbarcarli lì”, ha spiegato Rackete. Per il capitano, la vita delle persone che ha recuperato in mare “viene prima di qualsiasi gioco politico e incriminazione. Non bisognava arrivare a questo punto”. A bordo “i migranti sono disperati – aggiunge -. Qualcuno minaccia lo sciopero della fame, altri dicono di volersi buttare in mare o tagliarsi la pelle. Non ce la fanno più. Si sentono in prigione. L’Italia mi costringe a tenerli ammassati sul ponte, con appena tre metri quadrati di spazio a testa“.

E all’invito di Salvini di recarsi nei Paesi Bassi, in quanto nave battente bandiera olandese, la donna a capo dell’equipaggio risponde: “È ridicolo, bisognerebbe circumnavigare l’Europa. Oltretutto l’Olanda non collabora“. E aggiunge: “Siamo circondati dall’indifferenza dei governi nazionali”. Se potesse parlare con il ministro Salvini, conclude, gli direbbe “che l’importanza della vita umana è un valore ereditato dai grandi pensatori greci e romani e non dovrebbe farci sopra i suoi giochi politici”. 

Ma Salvini ripete di non avere intenzione di cedere sul caso Sea Watch e promette: “Per quanto mi riguarda la Sea Watch in Italia non ci arriva, può stare li fino a Natale e Capodanno. Sono passati 13 giorni, se avessero voluto sarebbero già arrivati in Olanda. È una presa di posizione politica, è una provocazione”. “L’Italia – continua – non si fa dettare le regole da una ong pagata da chissà chi”. Il vicepremier poi annuncia che “qualunque sarà la decisione di Strasburgo, la nostra linea non cambia. È una nave olandese di una ong tedesca, il problema lo risolvano Berlino e Amsterdam. Il mio atteggiamento non cambia neanche se arrivasse la Regina di Svezia. Come stabilisce il decreto Sicurezza bis, per chi infrange la legge il mezzo verrà sequestrato e rischia una multa fino a 50mila euro. Ognuno risponde di quel che fa”.

I migranti a bordo della Sea Watch 3, ormai stremati dal viaggio fino alla Libia, dalla permanenza nei campi di detenzione e dalla traversata del Mediterraneo, lanciano un appello alla comunità internazionale con un video pubblicato da Forum Lampedusa Solidale in cui uno dei naufraghi dice: “Immaginate come deve sentirsi una persona che è scappata dalle carceri libiche e che ora si trova qui, costretta in uno spazio angusto, seduta o sdraiata senza potersi muovere. Inevitabilmente rischia di sentirsi male. Non ce la facciamo più, la barca è piccola e non possiamo muoverci. Non c’è spazio. L’Italia non ci autorizza a sbarcare, chiediamo il vostro aiuto, chiediamo l’aiuto delle persone a terra. Pensateci perché qui non è facile”.

I migranti sottolineano che a bordo “manca tutto, non possiamo fare niente, non possiamo camminare né muoverci perché la barca è piccola mentre noi siamo tanti. Non c’è spazio. Non ce la facciamo più, qui siamo come in prigione, aiutateci a sbarcare presto, a mettere i piedi giù da questa barca”.

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