Tornano sulla terra gli azzurrini di Di Biagio: dopo la vittoria convincente con la Spagna arriva una sconfitta inaspettata contro la Polonia a Bologna. Da rivedere per Gigi Di Biagio l’atteggiamento degli azzurrini: che regalano il primo tempo agli avversari, mettendoci forse un pizzico di presunzione di troppo. Azzurrini che buttano al vento l’occasione d’oro di andare diretti in semifinale, e perdono anche il pallino di avere il destino tra le mani: la qualificazione non dipende più soltanto dal risultato degli azzurri nell’ultima gara del girone. Di certo la Polonia è una avversario difficilissimo da affrontare: chiusa a riccio, tutta proiettata a distruggere il gioco e pronta a sfruttare le ripartenze. E di certo anche la sfortuna ci mette il suo, tra i millimetri di fuorigioco che portano il Var ad annullare, giustamente, il gol di Orsolini,  il portiere polacco che fa i miracoli sul solito Chiesa, il palo che ferma un siluro di Pellegrini. Ma gli azzurrini come detto peccano un po’ di presunzione, specchiandosi troppo, cercando giocate laddove non ci sono e mettendoci anche  un po’ di ingenuità  come nel caso del gol polacco di Bielik con due tra  i suoi uomini più esperti, Barella e Meret.

Ma non c’è reazione e a  differenza della gara con la Spagna in questo caso il gol avversario complica tutto: i polacchi, che neppure ci speravano troppo di andare in vantaggio al Dall’Ara, contro la squadra di casa, fortissima, approfittano per schierarsi interamente dietro la linea della palla, lasciando a Chiesa e company il difficilissimo compito di scardinare il fortino. Le occasioni però sono poche e quando capitano non vengono sfruttate, come con Mandragora ad esempio. Il resto è un assalto vano. Non brillano le stelline italiane nella notte: non giocano male, beninteso, né si risparmiano nel caldo bolognese, ma il vicolo cieco in cui si sono infilati con il brutto primo tempo e il vantaggio polacco sono un macigno, appesantito dal cronometro che scorre.

Un peccato di gioventù dunque, o magari di italianità: quello di complicarsi la vita nelle gare facili d’altronde è stato in fin dei conti un tratto distintivo anche delle nazionali dei grandi, pure di quelle più forti e vincenti, basti pensare al pessimo girone delle nazionali mondiali dell’82 e del ’94, una campione l’altra vice, o le gare più abbordabili di quella del 2006 contro gli Stati Uniti e l’Australia. Di certo il cammino ora si complica: sarà decisiva in chiave semifinale l’ultima gara col Belgio che si giocherà sabato a Reggio Emilia, e una vittoria potrebbe anche non bastare, bisognerà guardare a quel che accade in Spagna – Polonia, prima, e negli altri gironi poi, visto che si qualificano le prime di ogni girone e la migliore seconda.

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