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Cucchi, i periti: “Senza frattura probabilmente non sarebbe morto”. La sorella: “Ci sono voluti 10 anni per dirlo”

I periti sono stati convocati per illustrare gli esiti del loro accertamento nel processo bis per la morte del geometra romano che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale: "Nessuno può avere certezze sulle cause". L'avvocato della famiglia Anselmo: "Ora nessuno potrà dire che è morto per colpa propria"
Cucchi, i periti: “Senza frattura probabilmente non sarebbe morto”. La sorella: “Ci sono voluti 10 anni per dirlo”
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“Nessuno può avere certezze sulle cause della morte di Stefano Cucchi“. Ma, “se non ci fosse stata la frattura della vertebra probabilmente non ci sarebbe stato il decesso”. E’ questa la tesi dei periti del gip che sono stati convocati in Aula per illustrare gli esiti del loro accertamento nel processo bis per la morte del geometra romano che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale. “Ci sono voluti dieci anni”, è stato il commento della sorella Ilaria Cucchi al termine dell’udienza nell’aula bunker di Rebibbia, “sono invecchiata in queste aule di tribunale e finalmente oggi per la prima volta sento un perito affermare che se Stefano non fosse stato vittima di quel pestaggio che gli ha causato quelle lesioni, non sarebbe mai finito in ospedale e quindi non sarebbe mai morto”. Secondo l’avvocato della famiglia Fabio Anselmo, “ora nessuno potrà dire che Stefano Cucchi è morto per colpa propria”.

L’ipotesi principale avanzata dai periti è la morte improvvisa e inaspettata in un paziente affetto da epilessia. Ma non sarebbe stato l’unico fattore determinante. Quella secondaria è la frattura traumatica sacrale. In entrambi i casi una delle concause è la dilatazione abnorme della vescica che avrebbe provocato problemi cardiaci. Un’altra concausa può essere la “inanizione (malnutrizione, ndr) con conseguente calo ponderale”.

Siamo nel campo delle ipotesi, non abbiamo certezze“, hanno continuato. “C’è un vuoto tra il 21 ottobre di notte e il 22 ottobre 2009 – ha detto il professor Vincenzo D’Angelo, uno dei periti -. Il secondo momento è quello in cui si accorgono che Cucchi era morto; ma non sappiamo cosa accadde in quelle ore”. E hanno continuato: “Nessuno può avere certezze. Se non ci fosse stata la lesione s4 il soggetto non sarebbe stato ospedalizzato. Cucchi era immobile nel letto e non riusciva più a muoversi per la frattura. Se non fosse stato in questa condizione, non avrebbe avuto una vescica atonica, ma avrebbe avuto probabilmente lo stimolo alla diuresi. Dunque se non avesse avuto la frattura, Cucchi non sarebbe stato ospedalizzato e probabilmente la morte non sarebbe occorsa o sarebbe sopraggiunta in un altro momento”.

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