Solo una ventina dei 183 migranti ospiti dell’hub di via Mattei di Bologna andranno a Caltanissetta. Questa è infatti la destinazione scelta dalla Prefettura, che venerdì 7 aveva annunciato la chiusura del centro per permettere alcuni lavori di ristrutturazione considerati necessari. L’obiettivo era svuotare una struttura, unica in italia, nata per accogliere i richiedenti in quell’arco di tempo che va dall’identificazione alla formalizzazione della domanda d’asilo. Un periodo che dovrebbe durare al massimo un mese, mentre molti erano dentro anche da un anno. Il centro, proprio per le sue condizioni interne, era stato più volte messo sotto accusa nel corso degli anni e da diverse parti politiche. Il piano di chiusura temporanea, annunciato nelle scorse ore, prevedeva di: portare i 144 uomini in Sicilia; trasferire sei donne, due nuclei familiari e 5 ospiti dotati di protezione internazionale in altri centri dell’Emilia Romagna. Il risultato della decisione improvvisa però è che alcuni ospiti hanno preferito allontanarsi dal centro già lunedì notte, alla vigilia dell’arrivo dei pullman che li avrebbero portati in Sicilia, mettendosi così in una situazione a rischio irregolarità. “La loro preoccupazione è che dire no a un trasferimento imposto dal Viminale equivalga a interrompere l’iter della richiesta d’asilo, invece non è così e il nostro lavoro in queste ore è stato proprio quello di informarli sulla loro situazione. In tanti si sono convinti e hanno deciso di fare richiesta di trasferimento”, spiega il direttore dell’hub Giacomo Rossi.

La decisione della Prefettura ha aperto anche uno scontro con il Comune, che è stato avvisato a cose ormai fatte: “Non c’è stato modo di concertare: il Viminale ha assunto questa decisione senza alcuna consultazione preventiva”, ha detto l’assessore al Welfare Giuliano Barigazzi, replicando alla prefetta Patrizia Impresa, che sosteneva di aver messo al corrente la giunta senza ricevere obiezioni. “Sono costretto a mettere in fila i tempi di alcune comunicazioni: venerdì pomeriggio, di fronte alle voci che circolavano di una eventuale chiusura dell’hub – ha spiegato Barigazzi -, ho telefonato alla prefetta per avere conferma. In serata lei ha quindi messo al corrente il sindaco. Non abbiamo mai dichiarato di non essere stato informati”.  Tra le righe c’è la sfida a distanza iniziata già da settimane da parte del comune con Matteo Salvini sulle conseguenze del decreto sicurezza: “Questo provvedimento scarica i suoi effetti sulle città e sui suoi cittadini. Il problema degli eventuali migranti che non accetteranno il trasferimento in Sicilia è una questione del quale lo Stato non intende farsi carico, lasciandola interamente sulle spalle della comunità bolognese”, attacca Barigazzi.

La problematica che devono affrontare i richiedenti asilo, rinunciando a spostarsi in Sicilia, è quella di trovare una soluzione di accoglienza alternativa. E appena saputo dell’emergenza in città è iniziata la raccolta di disponibilità di posti letto. Ad ospitarli saranno altri punti di accoglienza, associazioni, privati e parrocchie, in una gara di solidarietà avvenuta al termine di una giornata di tensioni davanti al centro, dove fino a tarda sera sono state in corso le operazioni per svuotare la struttura, avvenute senza violenza. Questo anche grazie ai 35 operatori delle cooperative che ha lavorato in questi giorni, ma da domani si troverà senza un impiego. “È necessario un intervento dei sindaci e degli amministratori del territorio affinché si trovi una soluzione di ricollocazione dignitosa per i migranti e una soluzione ai problemi occupazionali che si aprono”, ha detto il segretario regionale delle Cgil, Luigi Giove. Critiche sono arrivate anche dal segretario regionale della Cisl, Filippo Pieri: “I migranti vengono spostati come pacchi a discapito di un percorso di accoglienza dignitosa e i lavoratori si ritrovano senza occupazione. Tutto questo è inaccettabile e non degno di un paese democratico che affronta le questioni in modo concertativo, rispettando i diritti delle persone e dei lavoratori”.

Il sindaco Virginio Merola, più volte attaccato in questi anni per la gestione della struttura di via Mattei, questa volta scarica le responsabilità interamente sul Viminale: “Non è responsabilità del Comune di Bologna, siamo di nuovo di fronte a una iniziativa di Matteo Salvini. Si è voluta inutilmente creare tensione quando le cose potevano essere governate diversamente”, ha detto in un videomessaggio postato su Facebook. “Incontrerò volentieri i rappresentanti dei sindacati confederali, ma credo sia altrettanto necessario ripetere con forza che non si può contrapporre a Salvini una logica che chiede al Comune di fare atti illegali, perché questo è proprio ciò che vuole Salvini”. Il sindaco ha poi annunciato l’attivazione di un tavolo di salvaguardia per l’occupazione in Città metropolitana per gli operatori dell’hub che il 30 giugno perderanno il posto e un incontro in Prefettura per definire i tempi e le modalità della ristrutturazione della struttura di via Mattei.

Infine, secondo Nazzarena Zorzella, avvocato della rete Asgi, l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, la situazione di tensione e incertezza è stata creata di proposito: “Quei ragazzi che sono fuggiti, spaventati, dal centro, sono destinati a diventare irregolari: ora, ad esempio, non avranno un domicilio e quindi non riceveranno le comunicazioni e le convocazioni delle commissioni territoriali che devono decidere delle loro richieste di asilo. Così si crea disordine sociale”. L’hub di via Mattei rappresentava da tempo un problema da risolvere, ma rimangono i dubbi sulla destinazione scelta dal Viminale: “Inspiegabile mandarli a Caltanissetta. L’obiettivo del centro di Bologna è accogliere momentaneamente i migranti per poi spostarli in strutture regionali. E neanche i numeri lo giustificano: dai dati forniti dallo stesso ministero dell’Interno, in Emilia Romagna risultano esserci duemila posti vuoti per quanto riguarda l’accoglienza”.

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