Aveva ottenuto la protezione internazionale sostenendo di essere omosessuale e di correre rischi per la propria incolumità in caso di rimpatrio. Ma oggi un cittadino pakistano residente a Viterbo è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di violenza sessuale aggravata per aver palpeggiato due bambine di 11 e 13 anni. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo, un 29enne dipendente di un’azienda agricola, a inizio maggio aveva avvicinato le due ragazzine con la scusa di chiedere delle indicazioni stradali. Il Viminale in una nota dichiara che “grazie al decreto Sicurezza il pakistano potrà essere espulso”.

Le indagini sono partite dalla denuncia dei genitori delle due ragazzine. L’uomo, secondo quanto ricostruito, ha avvicinato le vittime in due diversi momenti: la prima mentre rientrava nella sua abitazione, la seconda all’interno del portone di casa con la scusa di chiedere se nello stabile dove abitavano vi fossero appartamenti da affittare. In questi due frangenti, l’uomo ha palpeggiato le bambine che, però, sono riuscite a divincolarsi e raccontare l’episodio alle famiglie.

Ricevute le segnalazioni, la Squadra Mobile ha avviato le indagini, favorite dall’acquisizione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona. L’identità dell’uomo è stata poi confermata dalle due vittime che hanno potuto vedere le immagini. Le bambine, ha spiegato il capo della Squadra mobile, Fabrizio Moschini, “sono state ascoltate in audizione protetta e senza indugi hanno riconosciuto il loro aggressore”. Poi ha aggiunto: “Lavorare con bambine così piccole, operare contro reati così abietti relativi a fasce deboli da tutelare in maniera particolare non è semplice, nel momento in cui si arriva alla cattura, però, c’è un particolare sollievo nel sapere che soggetti così pericolosi sono messi in condizione di non nuocere più. Questo è il coinvolgimento emotivo vero che si prova”.

“L’ordinanza a favore del pakistano (quella relativa alla concessione della protezione internazionale, ndr) – spiega il Viminale – è del 5 aprile 2017 (e rilasciata dal Tribunale di Firenze, ndr). Nel primo semestre di quell’anno il tribunale toscano aveva accolto l’87,5% dei ricorsi di chi non vuole lasciare l’Italia. È il tribunale in cui, ad agosto 2017, è stata istituita la sezione specializzata sull’immigrazione presieduta dalla dottoressa Luciana Breggia, il magistrato che ha partecipato a dibattiti con le ong e ha presentato un libro contro i respingimenti e i porti chiusi e in un dibattito sul tema Migranti alla frontiera dei diritti. Una questione storica – giuridica – culturale dell’8 aprile 2019 ha sostenuto che ‘nessuno è clandestino sulla terra’. La commissione territoriale aveva respinto la richiesta di asilo del pakistano, ma l’immigrato aveva fatto ricorso. Tenuto conto della gravità dei fatti, grazie al Decreto Sicurezza verrà richiesta alla Commissione Nazionale la revoca del permesso che comunque scade il 24 luglio 2019. Fatte salve le esigenze cautelari, il pakistano potrà essere espulso”.

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