Nell’episodio precedente Reza Pakravan e Pip Stewart sono arrivati a Puerto Esperanza dove la costruzione di una nuova strada distruggerebbe ettari di foresta vergine costringendo le tribù indigene che vivono nell’isolamento per scelta a “civilizzarsi” forzosamente con la conseguente perdita di tradizioni millenarie. Giunti a Nuevo Eden, percorrono le terre degli Asheninka, ultimo avamposto prima della riserva delle tribù isolate. Le loro scelte alimentari sono molto limitate: per l’apporto proteico si nutrono di scimmie e tartarughe, bevono il “masato” fatto con la manioca schiacciata che le donne masticano e sputano in barili avviando il processo di fermentazione. Reza e Pip non lo digeriscono e lo vomitano poco dopo. La riserva delle tribù isolate è protetta da regolari pattuglie e da volontari di altri villaggi. Tornati a Porto Breu prendono un volo per Pucallpa, una città situata sul fiume Ucayali e capitale del commercio del legname in Perù. “L’80% delle esportazioni di legname in Perù è illegale – spiega Reza – ma la modifica di alcuni documenti le rende legali”. E’ il momento di riprendere la bicicletta per attraversare la giungla prima di arrivare alle Ande e poi spingersi verso la meta finale, l’Oceano Pacifico. A Laraos si fermano per il primo contatto con la cultura andina. Le pendenze delle montagne impediscono a qualsiasi macchinario di essere portato lì, quindi la coltivazione avviene tutta a mano con strumenti utilizzati nell’antichità dagli Inca. Lasciata Laraos è il momento di affrontare l’ultimo tratto del viaggio: l’arrivo al Pacifico. “Sono venuto in Amazzonia con una domanda – ragiona Reza – qual è la soluzione? Ora, al termine del viaggio, credo di avere la risposta: sviluppo sostenibile, una visione a lungo termine per salvaguardare un territorio che è patrimonio di tutta l’umanità”.
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