Il procuratore di Matera Giorgio Giovanni ha chiesto l’ergastolo per Innocent Oseghale e 18 mesi di isolamento diurno, il cittadino nigeriano accusato dello stupro e dell’omicidio della 18enne romana i cui resti furono ritrovati in un trolley il 31 gennaio 2018. La ragazza era “uno strumento per soddisfare la sua cupidigia sessuale – ha detto il magistrato  – la guardava come un oggetto idoneo a soddisfare le sue voglie sessuali e da cedere anche all’amico Awelima Lucky. L’imputato, affiancato dagli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, era in aula al momento della richiesta di pena. Secondo l’accusa, non deve essere concessa alcuna attenuante a Oseghale che ha fatto ammissioni “irrilevanti”, ha reso “mendaci dichiarazioni” accusando falsamente connazionali di complicità. La Procura ha chiesto inoltre la pena accessoria dell’espulsione del 30enne dal territorio nazionale dopo l’espiazione della pena.

La vittima “prima di essere uccisa, è stata costretta a subire violenza sessuale e l’autore di questa violenza è stato Innocent Oseghale” ha detto sostituto procuratore Stefania Ciccioli nel corso della prima parte della requisitoria davanti alla Corte di assise di Macerata. “Oseghale ha compiuto atti sessuali senza il consenso di Pamela che si trovava in quel momento sotto effetto di sostanza stupefacente e non ha mai potuto esprimere un valido consenso a intrattenersi sessualmente con la persona che aveva davanti – ha detto il pm – È stata uccisa perché ha voluto sottrarsi a tutto quello che stava capitando nell’abitazione di Oseghale”. Secondo il sostituto procuratore il fatto stesso che ci sia stata una “estrema accuratezza” nel lavare il cadavere con la candeggina va “interpretato come univoco segno di interesse a cancellare tracce di rapporti sessuali”, anche se come ricordato sono state trovate comunque trovate tracce di Dna dell’imputato, e sempre con il fine di nascondere rapporti si spiega secondo l’accusa “l’asportazione dei genitali”. L’imputato si è sempre dichiarato estraneo e nell’udienza dello scorso 13 febbraio ha ancora detto di non essere stato lui.

Il 30 gennaio del 2018, allontanatasi dalla comunità di recupero Pars di Corridonia, in provincia di Macerata, la ragazza romana aveva fatto perdere le sue tracce. Il suo cadavere venne ritrovato poco dopo fatto a pezzi in due valigie abbandonate nella zona industriale di Pollenza, nel Maceratese. Oseghale, spacciatore di 29 anni, viene fermato dai carabinieri: nella sua casa erano stati trovati i vestiti della vittima, sporchi di sangue, e altre tracce ematiche, oltre a uno scontrino di una farmacia, poco distante da dove Pamela aveva precedentemente acquistato una siringa. Qualche giorno dopo erano stati fermati altri due nigeriani, Desmond Lucky e Lucky Awelima, accusati di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere in concorso con Oseghale. Nei confronti di questi ultimi due però il quadro accusatorio cade nelle settimane successive: verranno scagionati dall’accusa di omicidio e restano in carcere per spaccio di eroina.

La richiesta di pena è quella massima, ergastolo con isolamento diurno e a scalare tutte le altre ipotesi. È quella che ci aspettavamo, siamo soddisfatti e anche noi ci assoceremo doverosamente a questa richiesta” ha detto l’avvocato Marco Valerio Verni, legale della famiglia di Pamela.

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