Un dirigente del Partito democratico di Torino che si felicita perché “finalmente” la “polizia ha fatto assaggiare i manganelli” agli attivisti No Tav. Protagonista Joseph Gianferrini che figura tra i membri dell’Ufficio di presidenza del Pd nel capoluogo piemontese e sui suoi profili si qualifica come “vice-Presidente Pd Torino Urbanistica, Infrastrutture, Trasporti”. Dopo le sue parole è arrivata la nota dei segretari democratici di Piemonte e Torino, Paolo Furia e Mimmo Carretta: “Il Pd non gioisce per manganellate, repressioni o altre forme di violenza“. Poi sono arrivate le scuse dello stesso Gianferrini all’Ansa: “Vorrei chiarire che sono una persona contraria a ogni tipo di violenza e antifascista convinto”. “Ciò che ho scritto – ha aggiunto – è legato all’emotività e alla tensione accumulata dopo avere trascorso tre ore fra insulti, sputi e spintoni, in certi momenti sentendoci accerchiati e quasi in balia degli antagonisti. Noi eravamo pochi e loro tanti, c’era da avere paura“. “Sono contro la violenza – ha concluso – ma la legalità dovrebbe essere un punto fermo. I No Tav ci hanno spintonati chiamandoci mafiosi e corrotti: non è giusto aggredire e non è giusto scambiare il Primo maggio per manifestazione pro o contro l’alta velocità”. Parole che non bastano al senatore di LeU Francesco Laforgia: “Questo signore andrebbe allontanato dalle Istituzioni. E mi aspetto che il suo partito lo faccia velocemente. Combattere i fascisti con i fascismi è molto complicato. Anzi, impossibile”, ha scritto su Facebook.

Mercoledì, dopo gli scontri al corteo del Primo Maggio tra i manifestanti No Tav e la delegazione del Partito democratico, ha scritto il seguente Tweet: “I soliti teppisti Notav con Askatasuna accompagnati da una nutrita flotta di consiglieri 5 stelle hanno partecipato al corteo del Primo Maggio con un unico scopo: far abbandonare il corteo al Pd Piemonte. Poi la polizia gli ha fatto assaggiare i manganelli…finalmente!“.

Un concetto ribadito anche in un post su Facebook in cui Gianferrini ha aggiunto: “Ci hanno urlato di tutto, ci hanno tolto le nostre bandiere, ci hanno riempito di insulti e sono arrivati anche alle mani; ovviamente noi abbiamo risposto! Siamo rimasti lì, non ci siamo spostati di un centimetro!”. I No Tav mercoledì hanno sostenuto di essere stati feriti a cinghiate dal servizio d’ordine del Pd: “Ci hanno preso a cinghiate, pugni e bastonate. Il Pd ha assoldato i picchiatori“. Opposta la versione dei dem, che con Diego Simioli – responsabile sicurezza del partito torinese – avevano replicato di essere stati “aggrediti vilmente alle spalle da facinorosi che hanno spaventato a morte i più piccoli e i più anziani. Incursioni fatte mentre noi sfilavamo pacificamente”. Poi, per separare i due gruppi e impedire ai No Tav di raggiungere la testa del corteo, era intervenuta la polizia con una carica.

“Joseph ha fatto una cazzata. Ma bisogna capire che da quando siamo arrivati siamo stati fatti oggetto continuo di insulti, spintoni e cori da parte degli antagonisti. C’è chi come me ha una certa età e queste cose le ha già viste e c’è chi è più giovane e in un momento di forte tensione può dire una sciocchezza. Parliamo comunque una persona di cui ho grande stima e fiducia, le cui motivazioni vanno inquadrate in questo contesto”, ha commentato il consigliere regionale Pd Luca Cassiani, del quale Joseph Gianferrini è collaboratore.

Polemica tra Pd e M5s
“I presenti – prosegua la nota dei segretari dem di Piemonte e Torino – possono confermare che il nostro spezzone era pacifico, mite, composto da persone che non avrebbero potuto fare del male ad alcuni”. “Nessuno di noi ha preso un megafono per rispondere alle continue provocazioni dello spezzone No Tav. Nessuno di noi ha auspicato che la polizia facesse ‘assaggiare i manganelli’ a nessuno. Ci aspettavamo, questo sì, che venisse riconosciuto il nostro diritto a manifestare in pace”, concludono Furia e Carretta tornando su quanto successo al corteo.

Intanto Carretta ha chiesto le dimissioni della vicepresidente del Consiglio comunale Viviana Ferrero (M5s). “Ok abbiamo la scorza dura”, ha scritto su Facebook, “ma una cosa, tra le tante, non riesco a mandare giù: vedere consiglieri pentastellati spalleggiare questi delinquenti è davvero troppo. Ma soprattutto vedere la vice presidente del consiglio comunale Ferrero in mezzo a questi esaltati fa venire il voltastomaco“. Da qui la richiesta: “Si dimetta e vada a casa e continui da lì la sua becera rivoluzione”.

A lui ha replicato la vicepresidente Ferrero: “Chi manifesta ha il diritto di farlo, anche il Pd. Il pugno me lo son preso, nel dirimere con i consiglieri comunali Lavolta e Lo Russo un tafferuglio. La rivoluzione la fai nelle piccole cose come i comportamenti e nel cambiare il modello intaccando un sistema ingiusto che apre sempre di più la forbice sociale. In piazza ci sarò sempre per salvaguardare i diritti affinché nessun cittadino debba mai più essere picchiato alle manifestazioni“.

Sul tema torna anche il consigliere M5S Damiano Carretto che, sempre sul social, evidenzia che “in diversi momenti io e altri colleghi consiglieri (M5S e Pd) ci siamo trovati a frapporci tra i manifestanti No Tav e militanti e servizio d’ordine Pd per cercare di calmare gli animi. E posso affermare che nessun esponente o militante 5 Stelle ha aggredito, né verbalmente men che meno fisicamente, esponenti o militanti del Pd. Chiunque affermi il contrario mente spudoratamente“.

Intanto però alcuni deputati del Pd hanno chiesto al ministro dell’Intero Matteo Salvini di riferire in Parlamento sugli scontri perché “tra i rappresentanti dei No Tav erano presenti numerosi consiglieri comunali del M5S” e ritengono quindi “opportuno che il ministro appuri le responsabilità dirette negli scontri da parte di eletti nelle amministrazioni pubbliche ed assuma iniziative, per quanto di sua competenza per censurare, stigmatizzare e punire tali comportamenti”.

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