Il pil italiano dovrebbe avere “lievemente recuperato all’inizio di quest’anno”, registrando un aumento dello 0,1% nei primi tre mesi del 2019. Lo stima la Banca d’Italia nel suo bollettino economico di aprile, che conferma la rilevazione diffusa una settimana fa dall’Ufficio parlamentare di bilancio. L’Italia dunque, complici i dati positivi sulla produzione industriale che a gennaio e febbraio è tornata a crescere dopo quattro mesi di cali consecutivi, sarebbe uscita dalla recessione in cui era ricaduta a fine 2018. A marzo però c’è stata una nuova frenata: via Nazionale spiega che “è sceso ancora l’indicatore che misura la dinamica di fondo dell’economia italiana”. Ha pesato “il rallentamento ciclico dell’area dell’euro, particolarmente accentuato nell’economia tedesca, nei confronti della quale il nostro paese intrattiene rilevanti legami produttivi e commerciali“.

Incorporando l’andamento sfavorevole dell’attività economica registrato negli ultimi trimestri del 2018 e le informazioni congiunturali per i primi mesi dell’anno in corso, osserva via Nazionale, “tutti i previsori privati e istituzionali hanno rivisto verso il basso le loro proiezioni di crescita per l’Italia per il 2019”. Gli analisti censiti da Consensus Economics, che in dicembre prefiguravano per quest’anno un aumento del pil dello 0,7%, nell’ultima rilevazione indicano una crescita compresa tra il -0,1 e il +0,2%. 

Nei primi due mesi del 2019 l’andamento dell’occupazione si è stabilizzato dopo il modesto calo registrato nel trimestre autunnale, rileva Bankitalia. Nel complesso nel 2018 sono aumentati sia l’occupazione complessiva, sia i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, mentre le retribuzioni contrattuali hanno continuato a crescere. Sul fronte dei prezzi, nel primo trimestre 2019 l’inflazione è scesa, frenata dal rallentamento dei prezzi dei beni energetici e dalla debolezza dell’economia: in marzo si collocava all’1,1% mentre le attese di inflazione rilevate da Consensus Economics si sono portate in aprile allo 0,9%.

Le condizioni sui mercati finanziari nel frattempo sono migliorate: “Dall’inizio dell’anno l’indice della Borsa italiana è aumentato del 19%, recuperando il forte calo registrato in autunno; il rialzo, in parte favorito dal prolungamento delle condizioni monetarie espansive ha interessato anche i corsi delle aziende di credito. Dopo una temporanea risalita in febbraio, indotta dalla revisione al ribasso delle prospettive di crescita dell’economia, i premi per il rischio sui titoli di Stato italiani sono tornati ai livelli osservati alla fine di dicembre; restano però ben al di sopra di quelli prevalenti all’inizio del 2018″. Il differenziale con i rendimenti dei titoli di Stato decennali tedeschi si colloca infatti a metà aprile attorno a 250 punti base.

In questo contesto “la crescita del credito alle imprese rimane contenuta” mentre “dai sondaggi qualitativi emergono segnali di irrigidimento, riconducibili sia al peggioramento del quadro macroeconomico sia all’aumento dei costi di provvista”. L’aumento dei rendimenti obbligazionari sui mercati finanziari italiani registrato lo scorso anno “si sta trasmettendo molto gradualmente alle condizioni del credito, grazie all’abbondante liquidità e alle buone condizioni patrimoniali degli intermediari”. È proseguito poi il miglioramento della qualità del credito delle banche significative, scrive la Banca d’Italia, segnalando come “l’attuazione dei piani di riduzione delle posizioni in sofferenza” abbia “contribuito all’ulteriore calo dell’incidenza del volume complessivo dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti, sia al netto sia al lordo delle rettifiche di valore”.

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