“Solo due anni fa, il 75% dell’economia globale stava sperimentando una ripresa economica. Per quest’anno, ci attendiamo che il 70% sperimenti un rallentamento nella crescita”. È il quadro designato dalla direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, nel suo intervento alla Us Chamber of Commerce, la confindustria americana. La congiuntura è negativa, da gennaio l’economia globale ha ulteriormente perso slancio, ma “non prevediamo alcuna recessione nel breve termine”, ha spiegato Lagarde. Anzi, il Fmi si aspetta “una ripresa nella seconda parte del 2019 e nel 2020“.

L’economia globale è in un “momento delicato“, ammette Lagarde. Non una sorpresa, visti gli ultimi dati: secondo l’Eurostat l’economia dell’area euro a marzo ha vissuto il calo più forte degli ultimi sei anni del settore manifatturiero. Guardando all’Italia, l’Ocse prevede una crescita del Pil negativa (-o,2%) nel 2019. Per la direttrice del Fmi questi dati significano che “non solo dobbiamo evitare passi di politica falsi, ma che dobbiamo assicurarci di fare i passi giusti“.

I passi falsi da evitare sono quelli sugli scambi commerciali e sulla riforma della tassazione per le imprese. “Le barriere commerciali chiaramente danneggiano gli investimenti e l’occupazione” mette in evidenza Lagarde, osservando come una riforma della tassazione delle aziende è necessaria. “Le nostre analisi mostrano che i paesi non-Ocse perdono 200 miliardi di dollari l’anno con le aziende che sono in grado di spostare i loro profitti in aeree con aliquote più basse“, spiega la numero uno del Fondo monetario, precisando che questo rende impossibile per i paesi in via di sviluppo finanziare gli investimenti nelle persone e nelle infrastrutture.

“L’integrazione commerciale ha aiutato ad aumentare la prosperità, a ridurre la povertà e aumentare la produttività. Allo stesso tempo sappiamo che non tutti ne hanno beneficiato, e che ci sono distorsioni nel sistema commerciale”, afferma Lagarde, sottolineando che “le barriere commerciali non sono la risposta. L’integrazione commerciale spinge gli investimenti”. “Questo è di particolare rilevanza ora – continua Lagarde – in un momento in cui le tensioni commerciali potrebbero ulteriormente danneggiare gli investimenti, che sono già deboli. Se i dazi su tutti i beni scambiati fra Stati Uniti e Cina salissero di 25 punti percentuali, il pil americano perderebbe lo 0,6% annuale e quello cinese fino all’1,5%“.

Lagarde si concentra anche su un altro male dell’economia, la corruzione. Va combattuta perché “abbassa la crescita, aumenta le diseguaglianze e alimenta la diffidenza” oltre a causare pesanti perdite alle entrate fiscali e ridurre la qualità della spesa pubblica, spiega la direttrice di Fmi. “In un nuovo studio, il Fondo stima che in un gruppo di economie simili, una minore corruzione è associata con maggiori entrate fiscali, con una differenza fino a 4 punti percentuali di Pil fra i vari paesi”, sottolinea Lagarde. “Il costo della corruzione da sola – aggiunge – è di 1.500 miliardi di dollari l’anno, circa il due per cento del pil globale”.

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