In caso di sinistro stradale, anche il conducente della vettura che non ha causato l’incidente può avere la sua parte di responsabilità nel fatto. Il motivo? Non aver preventivato l’accaduto con comportamenti – ad esempio, velocità troppo elevata o distrazione – che possono averlo, anzi, agevolato. Questo è quanto prevede una sentenza della Cassazione depositata il 23 gennaio scorso e relativa a un provvedimento della Corte d’Appello di Napoli del giugno 2017.

Ad aver smussato gli angoli del codice penale, il caso di un uomo accusato di omicidio colposo stradale nei confronti di un motociclista: secondo l’imputato, che aveva impugnato la sentenza e fatto ricorso, la vittima aveva avuto un comportamento imprudente. Ma la Cassazione ha ora ribadito la colpevolezza dell’automobilista, quale “utente della strada” che deve essere “responsabile anche del comportamento imprudente altrui, purché rientri nel limite della prevedibilità”, specificando quindi che “il conducente di un veicolo, nell’impegnare un crocevia, deve prefigurarsi anche l’eccessiva velocità da parte degli altri veicoli che possono sopraggiungere, onde porsi nelle condizioni di porvi rimedio, atteso che tale accadimento rientra nella normale prevedibilità”.

Insomma, la Cassazione conferma che sulla strada non siamo responsabili solo di noi stessi e della nostra condotta, ma anche di quella altrui: il fatto che ci si trovi ad avere la precedenza ad un incrocio, non esonera dal non assicurarsi che non stiano sopraggiungendo altri mezzi che, imprudentemente, stanno per occupare il crocevia pur non avendone diritto in quel momento. Non esiste, per questi casi specifici, una norma esplicita, ma poiché in sede giuridica si parte dal principio del concorso di colpa, a meno di una dimostrazione inoppugnabile della responsabilità altrui, parte della colpa ricade anche su chi, nel momento dell’accaduto, rispettava il codice della strada.

Questo può accadere quando non si è troppo attenti a rallentare e controllare a destra e sinistra, prima di attraversare un incrocio; oppure, come nel caso esaminato dalla Corte d’Appello di Napoli, quando l’automobilista poteva prevedere l’arrivo del motociclista e la sua alta velocità. Caso diverso quando l’auto o qualsiasi altro mezzo, spunta fuori da una curva all’improvviso: lì non c’è diligenza o previsione che reggano e quindi la colpa può ricadere solo sul conducente che infrange le norme stradali.

La morale è, però, chiara e si rivolge a chi, forte di precedenze, semafori verdi e quanto altro lo ponga su un piano di “diritto” nel procedere sulla strada, non si preoccupi di valutare eventuali comportamenti pericolosi degli altri automobilisti o motociclisti: le variabili che possono causare un incidente (anche mortale) possono essere molteplici, per questo è necessario essere responsabili sempre, per se stessi e anche per gli altri.

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