Sarà anche demonizzato dal mondo della politica, che lo ha già condannato all’estinzione. E forse non “tira” più come una volta sul mercato del nuovo. Sta di fatto che, pure nel 2018, il motore diesel ha continuato a piacere agli italiani, specie nel cofano delle auto usate. Così come il mercato delle vetture green, pure se i numeri rimangono ancora marginali.

Le auto di seconda mano acquistate hanno un’età media di 8,3 anni e a primeggiare nel cuore nei nostri connazionali è la tedesca Volkswagen Golf. Mentre fra i modelli a basso impatto ambientale spiccano Toyota Yaris e Auris. È quanto emerge da un’indagine condotta da AutoScout24.it, strutturata sulla base dei dati diffusi da Aci in merito ai passaggi di proprietà nel corso del 2018.

Se le vendite di vetture nuove ai privati sono scese del 2,4%, lo scorso anno quelle di automobili usate sono aumentate del 4,7% (già nel 2017 c’era stata una crescita del +4,7%), e di ben il 20,6% rispetto a cinque anni fa. Come anticipato, vanno a gonfie vele le vetture di seconda mano con motore a gasolio (+7,3%), che costituisce il 53,8% delle vendite (contro il 52,7% del 2017).

Il prezzo medio dei veicoli offerti è di 12.280 euro, sostanzialmente stabile (+0,9%). Mentre quello medio dei modelli elettrificati è ben più alto: 21.090 euro. Cifre più sostanziose, giustificate però dal fatto che queste vetture sono spesso più “giovani”. Tuttavia i modelli ibridi (specie per chi li usa in città, dove la loro resa è migliore) aiutano anche a contenere gli effetti del caro carburante sulle tasche degli automobilisti.

Lo scorso anno, infatti, famiglie e imprese italiane hanno speso per l’acquisto di benzina e gasolio 59,083 miliardi, un dato in aumento di 5,615 miliardi (+10,5%): l’incremento è dovuto a una crescita dei consumi del 3,3% e dei prezzi alla pompa che, sulla base delle elaborazioni del Centro Studi Promotor, nel 2018 sono stati mediamente più alti che nel 2017 del 5% per la benzina e del 7,8% per il gasolio.

Si evince, quindi, che l’Erario ha incassato 35,752 miliardi, circa 1,806 miliardi in più del 2017 (+5,3%). Ride anche la componente industriale e della distribuzione, che si è messa in tasca 23,331 miliardi, più 19,5% sul 2017.

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