Ha difeso la legge Bossi-Fini, si è sempre detta a favore del reato di immigrazione clandestina, è stata membro del governo Berlusconi condannato nel 2012 per i respingimenti in Libia effettuati nel 2009. Ma da ministro ha istituito Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, ha sempre auspicato il coinvolgimento dell’Ue, ha firmato la legge contro la tratta degli esseri umani, si è detta a favore del voto agli immigrati nelle elezioni amministrative. Fermezza e solidarietà: una posizione complessa e articolata, quella che Stefania Prestigiacomo – che questa mattina è salita con altri due parlamentari e il sindaco di Siracusa sulla Sea Watch 3 – ha tenuto nel corso degli anni sulla questione migratoria. Ma che oggi, da destra, spiazza e divide i suoi stessi colleghi di Forza Italia, vicina alla Lega sul tema della gestione dei flussi.

Sulla Bossi-Fini, la legge che gli addetti ai lavori ritengono la principale causa delle difficoltà nella gestione del fenomeno migratorio in Italia, non ha fatto neanche mezzo passo indietro. ”La Bossi-Fini è una buona legge ed è all’Europa che bisogna guardare per l’emergenza immigrazione”, aveva detto in un’intervista a La Repubblica nell’agosto 2013. L’Europa, uno dei pallini nelle occasioni in cui  è stata interpellata sulla questione. Da siciliana, è di Siracusa, ha sempre assistito ai flussi che interessano la sua regione: “Ogni giorno le coste sono raggiunte da migliaia di immigrati. Le cose vanno cambiate, ma a livello europeo”. Bisognerebbe, diceva nella stessa intervista, “alzare la voce perché intervenga l’Europa ed attivare i contatti diplomatici. L’Italia non può essere lasciata sola anche se è un Paese molto generoso”.

Fautrice di una linea intransigente contro gli sbarchi incontrollati, il 30 maggio 2014, in un’intervista al Mattino, annunciava la firma di Forza Italia sul referendum leghista “per la reintroduzione del reato di immigrazione clandestina (introdotto dal governo Berlusconi nel 2009, ndr), che faceva parte di una legge voluta dal centrodestra e che con la sua forza deterrente è servita a limitare l’esodo verso il nostro paese che in questi ultimi mesi ha assunto proporzioni insostenibili e difficilissime da gestire in condizioni di umanità per gli stessi migranti”, spiegava la deputata di stretta osservanza berlusconiana.

Che da ministro ha firmato leggi e iniziative mirate a garantire i diritti degli immigrati. Come, ad esempio, l’istituzione dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, creato nel luglio 2003 dal governo Berlusconi e con la Prestigiacomo titolare delle Pari Opportunità. ”Sono conscia che c’è ancora tanta strada da fare per raggiungere l’obiettivo della parità di trattamento e della creazione di una società rispettosa delle reciproche diversità – aveva spiegato il 27 gennaio 2005 in occasione del primo anno di attività – ma sono anche orgogliosa dei risultati raggiunti”.

La sua impronta la si ritrova anche nella legge 228/2003 che punisce la tratta degli esseri umani – ”la parte più atroce e inumana del fenomeno immigrazione” – destinata in particolare alla tutela di fasce vulnerabili della popolazione straniera, come le donne sfruttate e avviate alla prostituzione. ”Assumete nelle vostre imprese le ex prostitute-schiave, salvate dai programmi di protezione sociale e munite di speciale permesso di soggiorno – l’appello che aveva rivolto nel giugno 2002 ai giovani imprenditori da Santa Margherita Ligure – ne sono state salvate 2mila in pochi anni. Dare a loro un lavoro sarebbe un segnale alto e morale di vero impegno sul fronte dell’integrazione”. ”L’Italia – concludeva – ha bisogno dell’immigrazione, una immigrazione gestita e controllata. Ne ha bisogno per la propria economia che reclama manodopera, ne ha bisogno per il proprio equilibrio demografico in grave deficit”.

Parole che oggi quasi neanche più la sinistra riesce a pronunciare. Come l’opinione espressa il 22 luglio 2005 su una delibera approvata dal consiglio comunale di Torino per sancire il diritto di voto per gli immigrati nelle circoscrizioni: una proposta, spiegava la ministra, che rappresenta una provocazione interessante. Personalmente ritengo che chi lavora regolarmente nel nostro Paese e paga le tasse debba avere la possibilità di contribuire alle scelte della comunità locale in cui è legittimamente inserito. Ma vorrei che ciò accadesse senza fughe in avanti e controversie legali, ma come una scelta di maturità e civiltà fatta dal Paese”.

Posizioni che oggi difficilmente avrebbero cittadinanza nel dibattito politico. Così come incomprensibile è stata per molti esponenti di Forza Italia la scelta della Prestigiacomo di testimoniare solidarietà ai 47 migranti bloccati in mare sulla Sea Watch: “Leggo di parlamentari che vanno sulla Sea Watch per verificare le condizioni dei migranti – scrive su Facebook il deputato Galeazzo Bignami – magari questi esimi colleghi dovrebbero preoccuparsi prima di come stanno tante famiglie italiane in condizioni di povertà”. Critico anche Stefano Benigni: “Non condivido la presenza della collega Prestigiacomo sulla Sea Watch. Non mi rappresenta e mi auguro che non rappresenti nemmeno la linea politica di Forza Italia”. Una linea politica che, al netto dell’apertura di Berlusconi allo sbarco dei 47 migranti, di codificato ha poco o nulla.

“Voglio sostenere con forza l’iniziativa della collega Prestigiacomo – ha dichiarato Renata Polverini  – Voglio appellarmi a Salvini affinché queste persone, e sottolineo persone, vengano sbarcate ed assicurate alle strutture in grado di accoglierle. Non riesco a riconoscere in questo atteggiamento l’Italia e la sua storia”. Per il momento la sintesi la si ritrova nelle parole di Antonio Tajani: “Berlusconi non sapeva nulla, è un’iniziativa personale, di una madre, evidentemente colpita più dal fattore umano che politico – ha detto il vicepresidente degli azzurri e presidente del Parlamento europeo – Noi manteniamo fermezza contro l’immigrazione illegale e clandestina. Detto questo, linea della fermezza significa anche attenzione ai problemi umanitari“.

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