Chi ha trovato lavoro nel 2016 ha una paga oraria media di 9,99 euro, più bassa del 18,4% rispetto a quella di chi aveva giù un’occupazione. Sta meglio chi ha una laurea: il titolo di studio, in media, consente di azzerare il divario. In realtà va molto meglio a chi risiede nel Nord Ovest, dove la laurea “vale” un 15% di paga aggiuntiva, mentre nel Sud la differenza è solo dello 0,8%. E’ quello che emerge dalle rilevazioni Istat sulle retribuzioni orarie. Il vicepremier e ministro Luigi Di Maio, intervistato dall’Adnkronos, ha detto che “il 2019 dovrà essere l’anno del salario minimo orario“, che è “sempre più richiesto in tutto il mondo perché i ragazzi vengono messi sempre più in competizione con le macchine”. I deputati del M5S in commissione Lavoro alla Camera ricordano che “si tratta di una misura presente nel contratto di governo ed è sicuramente una delle priorità del MoVimento 5 Stelle per tutelare quei lavoratori che non sono coperti dalla contrattazione nazionale collettiva. Una priorità che risale alla scorsa legislatura e della quale si è occupata in prima persona la collega Nunzia Catalfo, che ha ripresentato anche in questa legislatura un disegno di legge apposito sull’introduzione del salario minimo orario”.

Nel complesso, osserva l’istituto di statistica, sempre nel 2016 ha percepito una retribuzione oraria superiore a 15 euro il 17,8% delle donne contro il 26,2% degli uomini. Una retribuzione oraria inferiore a 8 euro è stata invece percepita dall’11,5% delle donne e dall’8,9% degli uomini. La retribuzione oraria media dei dipendenti del settore privato si è attestata a 13,97 euro, in calo dai 14,01 euro dell’anno precedente anche se al di sopra dei 13,80 del 2014.

La regione con la retribuzione oraria mediana più elevata è risultata la Lombardia (12,02 euro), seguita da Trentino Alto Adige (11,96 euro) e Piemonte (11,80 euro). Le retribuzioni più basse si rilevano invece in Calabria (10,01 euro), Puglia (10,10 euro) e Campania (10,10 euro). Gli aumenti più significativi tra 2014 e 2016, in questo senso, sono stati registrato in Trentino Alto Adige (+2,0%), Abruzzo, Puglia (+2,3%) e Basilicata (+3,3%). Con riguardo alle caratteristiche dell’impresa dove il lavoratore è occupato, le retribuzioni orarie mediane crescono al crescere della dimensione aziendale, con una progressione maggiore nell’industra rispetto ai servizi. Nel 2016, infatti, la retribuzione oraria mediana è pari a 10,18 euro nell’industria e a 10,07 euro nei servizi per le imprese con meno di 10 dipendenti. Nello stesso anno, è stata pari a 15,93 euro nell’industria e 12,04 euro nei servizi per quelle con 250 dipendenti e più.

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