Un altro comunicato stampa per spiegare che l’operazione contro la mafia nigeriana si è conclusa soltanto nella serata del 5 dicembre. E quindi ben 36 ore dopo che il ministro dell’Interno ha pubblicizzato i 15 fermi con un post su twitter. Solo che alla fine le persone arrestate sono soltanto nove: sei, infatti, sono ancora latitanti. A due giorni dalla polemica con Matteo Salvini, Armando Spataro comunica i dettagli dell’ormai nota inchiesta sull’associazione criminale nigeriana. E si riferisce implicitamente – pur non citandolo mai direttamente – all’altrettanto noto tweet con cui il ministro dell’Interno alle ore 8 e 57 del 4 dicembre aveva annunciato i fermi.

Il comunicato della procura – “Facendo seguito a notizie imprecise in precedenza diffuse, si ritiene opportuno specificare quanto segue ai fini di una corretta informazione che può essere ora fornita essendosi solo ieri sera concluse le attività che questo Ufficio aveva delegato alla Squadra Mobile della Questura di Torino, con facoltà di sub delega”, è l’incipit del comunicato firmato dal procuratore di Torino. Una nota da cui si evince come il gip avesse effettivamente “emesso 15 ordinanze di custodia cautelare (di cui 14 in carcere ed 1 agli arresti domiciliari) nei confronti di altrettanti indagati per i reati di associazione di tipo mafioso ex art. 416 bis (contestato a 9 indagati) e reati connessi in tema di favoreggiamento di immigrazione illegale (contestato a 3 indagati), favoreggiamento/sfruttamento della prostituzione (contestato a 6 indagati) e introduzione nel territorio dello Stato di ovuli contenenti cocaina per gr. 235,7 netti (contestato a 3 indagati)”. Gli accusati di mafia, come già anticipato da Spataro nella nota diffusa per replicare al tweet di Salvini, non sono dunque 15, ma soltanto nove.

“Sei indagati sono latitanti” – Di questi “sono stati arrestati sei indagati (su nove) per associazione di stampo mafioso, di cui uno si trovava già in carcere per altra causa, e tre (su sei) per gli altri reati, tra cui una indagata per violazione dell’art. 73 DPR 309/90 (Testo Unico Leggi in materia di stupefacenti, posta agli arresti domiciliari)”. Quindi “altri sei indagati sono rimasti latitanti“. E soprattutto “le operazioni delegate si sono concluse solo ieri sera (non prima), a Padova, dove è stata eseguita una delle misure predette” . Inoltre, specifica sempre il capo dell’ufficio inquiirente torinese, “non sono stati effettuati, dunque, fermi o arresti di iniziativa della polizia giudiziaria”. Un’altra replica a Salvini, che invece nel suo tweet scriveva che “15 mafiosi nigeriani sono stati fermati dalla Polizia“.

“Procura unica competente a dare informazioni su indagini” – Ma non solo. Perché in coda al suo comunicato Spataro spiega per quale motivo aveva protestato contro il post sui social del leader della Lega: “La procura della Repubblica di Torino, unica competente in ordine alla direzione delle indagini, al rilascio della delega per la esecuzione di provvedimenti cautelari e alla gestione ed autorizzazione alla diffusione delle conseguenti informazioni (nella specie, concordate – come sempre – con la Polizia Giudiziaria), ha potuto emettere solo nella mattinata odierna il presente comunicato stampa per non compromettere l’esito delle operazioni delegate che non si erano concluse il 4 dicembre, ma che – come si è detto – lo sono state, ieri sera, con il previsto arresto a Padova”. Come dire: la procura non ha detto nulla nè il 4 dicembre (giorno dell’annuncio di Salvini), nè il 5 (giorno in cui l’operazione era ancora in corso) per un semplcie motivo: non voleva rischiare di mettere a rischio il blitz contro i nigeriani. E infatti alla fine ben sei indagati – più di un terzo del totale – sono riusciti a scappare.

Spataro: “Anm vuole abbassare toni? Io non li ho alzati” – Il caso aveva acceso uno scontro non solo tra il procuratore di Torino e il titolare del Viminale, ma anche all’interno del Csm. L’Associazione nazionale magistrati, chiamata ad esprimersi sulla vicenda da Area (la corrente di sinistra delle toghe), aveva invitato tutti ad “abbassare i toni”. “Io non ho alzato i toni. Ho soltanto ricordato le competenze esclusive dell’autorità giudiziaria”, dice oggi Spataro dicendosi “sorpreso” dal silenzio della giunta del sindacato delle toghe e dalle parole del presidente Francesco Minisci: “Non ci sono toni da abbassare da parte mia”. L’Anm, tra l’altro, sulla questione Salvini-Spataro rischia la crisi. Ad aprirla potrebbe essere Area ,il gruppo delle toghe progressiste, che in una nota definisce “non sufficiente” la presa di posizione del presidente dell’Anm Minisci perchè “ricerca un’equidistanza rispetto a questioni e valori in relazione ai quali la posizione della magistratura associata non può che essere netta e precisa”. La corrente di sinistra delle toghe aveva proposto alla giunta l’adozione di un documento dai toni molto più decisi, che “riaffermasse, in capo a tutti, rappresentanti delle istituzioni inclusi, il dovere del riserbo e del rispetto delle prerogative della magistratura e che, soprattutto, stigmatizzasse in maniera netta i toni dileggianti e irrispettosi, per la persona e per l’istituzione giudiziaria”. Ma ha incassato una “netta chiusura” da parte della “maggioranza”. “Questo modo di interpretare l’Anm non ci appartiene” , dicono da Area, chiedendo di discuterne nella riunione del 15 dicembre del Comitato direttivo centrale.

 

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