Un viaggio di due anni, un bacio fugace e il rientro nel 2023. È conto alla rovescia per l’arrivo a destinazione della sonda Osiris-Rex della Nasa, che il 3 dicembre, dopo due anni di viaggio, incontrerà finalmente l’asteroide Bennu. Per la Nasa è la prima missione che punta a raccogliere campioni di un asteroide e riportali a Terra, per conoscere i segreti di questi fossili del Sistema Solare e capire se abbiano molecole organiche alla base della vita. L’Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security-Regolith Explorer (Osiris-Rex) è la missione dell’agenzia statunitense per l’esplorazione degli asteroidi nell’ambito del Programma New Frontiers. 

La sonda è grande quanto un Suv mentre l’asteroide, del diametro di circa 500 metri, è considerato potenzialmente pericoloso perché secondo le stime, che aveva elaborato l’astronomo italiano Andrea Milani dell’università di Pisa, scomparso pochi giorni fa, ha una possibilità su 2.700 di colpire la Terra nei prossimi 200 anni. La sonda osserverà e studierà l’asteroide per circa un anno, con lo scopo di selezionare un luogo che sia sicuro e scientificamente interessante per raccogliere il campione. Quindi la sonda estrarrà il suo braccio robotico e toccherà brevemente la superficie di Bennu, per circa cinque secondi, sparando una raffica di azoto. Il gas causerà una piccola esplosione sulla superficie dell’asteroide che frantumerà le rocce da raccogliere.

La sonda ha a disposizione tre tentativi per raccogliere fino a 2 chilogrammi di campioni da questo antichissimo corpo celeste formatosi 4,5 miliardi di anni fa. Se tutto andrà secondo il programma, la sonda, nel marzo 2021, inizierà il suo viaggio di ritorno sulla Terra. L’arrivo è previsto nel 2023 e una volta giunti a destinazione i materiali potranno essere analizzati e potranno aiutare a comprendere come si è formato il Sistema Solare e in particolare i suoi pianeti. Lanciata nel settembre 2016, Osiris-Rex nel suo viaggio attraverso il Sistema Solare si orienta fra le stelle grazie a una guida italiana: il sensore d’assetto Autonomous Star Tracker, realizzato dalla Leonardo negli stabilimenti di Campi Bisenzio (Firenze), che fornisce i dati sulla posizione della sonda, grazie alla mappa di 3.000 stelle memorizzata nel software.

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