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Jessica Valentina Faoro, pm Milano chiede l’ergastolo per il tranviere. La difesa: “Incapace di intendere”

Alessandro Garlaschi è imputato nel processo con rito abbreviato (che consente lo sconto di un terzo della pena) di omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, oltre che di vilipendio di cadavere per aver bruciato una parte del corpo della giovane
Jessica Valentina Faoro, pm Milano chiede l’ergastolo per il tranviere. La difesa: “Incapace di intendere”
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La Procura di Milano ha chiesto l’ergastolo con l’isolamento diurno per Alessandro Garlaschi, il tranviere imputato di omicidio per aver ucciso con 85 coltellate Jessica Valentina Faoro, la ragazza di 19 anni che aveva ospitato a casa sua, in via Broschi, in cambio di piccoli lavori domestici. La richiesta del carcere a vita è stata avanzata da pm Cristiana Roveda nel processo con rito abbreviato. L’imputato non si è presentato in aula davanti al gup Alessandra Cecchelli
L’uomo è imputato nel processo con rito abbreviato (che consente lo sconto di un terzo della pena) di omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, oltre che di vilipendio di cadavere per aver bruciato una parte del corpo della giovane.

La parte civile ha chiesto oltre 700mila euro tra risarcimento e provvisionale.Il Comune ha proposto, col suo avvocato Maria Rosa Sala, un risarcimento di 10mila euro da investire in progetti dedicato a contrastare la violenza sulle donne, mentre Annamaria Natella, la madre della ragazza, tramite l’avvocato Eliana Capizzi 500mila euro e il fratello della giovane, da poco 18enne, al giudice la richiesta 200mila euro di provvisionale. Stefano Faoro, il papà di Jessica, anche lui costituitosi parte civile, sul piano dei risarcimenti si è rimesso alla decisione del giudice. Il difensore di Garlaschi, Francesca Santini, prima di avanzare la richiesta di assoluzione sostenendo che il suo assistito è incapace di intendere volere e quindi non è imputabile, ha voluto rimarcare che “troppe persone hanno visto e non hanno fatto nulle”, riferendosi a presunte omissioni dei servizi sociali e di tutti coloro che non hanno raccolto i segnali di allarme lanciati da Jessica o non l’hanno aiutata pur conoscendo la sua storia. La difesa in subordine ha chiesto di riconoscere il vizio parziale di mente o di escludere la recidiva contestata per un caso stalking nei confronti di un’altra donna e al contempo considerare le aggravanti equivalenti alle attenuanti per contenere la pena nei minimi edittali. Si ritorna in aula il prossimo 14 dicembre, giorno in cui potrebbe arrivare la sentenza.

Questa mattina una decina di amiche e familiari di Jessica hanno formato n presidio davanti al Tribunale di Milano per chiedere “giustizia”. “Abbiamo bisogno di aiuto per inserirci nella società, almeno fino a quando non riusciamo a mantenerci da sole. Jessica è stata abbandonata dalle istituzioni – ha concluso una ragazza – ha provato a chiedere aiuto, ma le hanno sbattuto le porte in faccia“.

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