Al corteo dell’8 dicembre contro l’Alta Velocità con il simbolo della città. Sotto la Mole si scatena la bagarre intorno all’ipotesi, fatta deflagrare da un consigliere comunale M5S, Damiano Carretto, che la Città di Torino scenda in piazza mescolando il proprio gonfalone e i propri colori ufficiali alle bandiere del ‘fronte del No’. Una proposta sulla quale Chiara Appendino non è d’accordo: “Non ritengo, oggi, di coinvolgere nella manifestazione simboli istituzionali che, per la loro stessa natura, rappresentano la sensibilità di un’intera comunità“, ha la sindaca, che ha precisato però di “condividere” la posizione del consiglio comunale sul Tav.

In tutto questo batte un colpo anche l’altra grande opera piemontese, il cosiddetto Terzo Valico, con le dimissioni del commissario di governo, Iolanda Romano. Il ministero delle infrastrutture, nel comunicare la notizia, afferma che “il governo sta valutando le soluzioni per il successore, la cui scelta avverrà in tempi brevi”. L’addio di Romano, che lascia anche l’incarico all’Osservatorio ambientale sui lavori, segue di pochi giorni la decadenza per decreto prefettizio (con qualche settimana di anticipo) di Marco Rettighieri da commissario del Cociv, il consorzio che si occupa della nuova linea ferroviaria tra la Liguria e l’Alessandrino. Anche questa tratta è al vaglio di un’analisi su costi e benefici, ma la realizzazione è in uno stadio più avanzato rispetto alla Torino-Lione: per il quinto lotto, esecutivo da luglio, si attende l’ok definitivo del Ministero.

Torino si avvicina all’appuntamento dell’8 dicembre in un clima poco conciliante. I No Tav vogliono marciare nel centro storico per rispondere ai 30mila di piazza Castello della manifestazione del “Sì”. Le sette promotrici del comitato Torino va Avanti, ormai conosciute in tutta Italia come le ‘madamin‘, oggi hanno sfornato un documento con “Sette punti per dire Sì alla Torino-Lione” (che forse è anche una risposta all’accusa di essere ‘disinformate’). Appendino, interpellata sul caso gonfalone sì-gonfalone no, sottolinea che “i simboli istituzionali per loro stessa natura rappresentano la sensibilità di un’intera comunità”. La sindaca, comunque, ribadisce di condividere netta la posizione No Tav assunta dalla maggioranza pentastellata. Ma nonostante questo il presidente Fabio Versaci si dice “stupito” e annuncia che al corteo sarà presente per “rappresentare il consiglio comunale”.

In Valle di Susa, intanto, i No Tav continuano con il loro cronoprogramma. Dopo la “grande assemblea nazionale contro le grandi opere inutili”, ieri a Venaus, oggi circa duecento attivisti (compresi quelli del centro sociale Askatasuna) hanno passeggiato verso il cantiere di Chiomonte tagliando le reti di una grossa cancellata che sbarrava il sentiero. La polizia ha risposto con l’idrante, poi ne ha identificati 38 e denunciati 15 per danneggiamento o inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità. Quanto basta ad esponenti del centrodestra come Giorgio Mulè, deputato di Fi, per chiedere “alla sindaca o a un qualsiasi rappresentante del governo” una “parola di condanna ai violenti”.

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