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Di Maio e Di Battista, non c’è da meravigliarsi: sono figli di un vaffa

Di Maio e Di Battista, non c’è da meravigliarsi: sono figli di un vaffa
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Non c’è tanto da meravigliarsi. Di Maio e Di Battista sono figli di un vaffanculo lanciato da Beppe Grillo tempo fa, hanno sempre usato e continuano a utilizzare un linguaggio volgare, becero e minaccioso. Sin dalla nascita dell’ex Movimento 5 Stelle hanno urlato e insultato tutti per un solo scopo evidente: non cambiare realmente le cose in meglio, ma occupare semplicemente il potere.

L’involuzione degli ex grillini è facile da ricordare. Insultavano i talk show e dicevano che mai sarebbero andati. Dopo poco tempo sono diventati ospiti fissi e solitari. Hanno sempre insultato indistintamente i giornalisti. Li hanno, poi, candidati fra le loro fila e utilizzati a proprio piacimento. Hanno sempre fatto così. Non accettano contraddittorio e impongono le loro regole autoritarie. Pena? Insulti di ogni genere e “stranamente” un linciaggio mediatico sempre sui vari social. E quando sono in difficoltà ancora peggio. Tutto collaudato e ammesso implicitamente da Rocco Casalino, ieri da Fazio. Testualmente: “I toni eccessivi a volte servono”. Ricordi di mussoliniana memoria. Colpisci uno per educare gli altri.

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Ormai è evidente che il partito di Di Maio sia in difficoltà. È evidente che Salvini sia il protagonista del governo nel bene e soprattutto nel male. Nulla di quanto è stato promesso dagli ex grillini è stato fatto o è in reale fase di approvazione. E allora cosa fare? Attaccare i giornalisti e intimorirli. E ancora una volta si dimenticano dei loro comportamenti e di ciò che dicevano quando erano nascosti nei banchi dell’opposizione.

Dicevano: “fuori i partiti dalla Rai”. Appena entrati si sono spartiti tutto con la Lega. Hanno occupato e stanno occupando tutto, peggio della prima Repubblica. Sono onnipresenti in Rai e a La7, però se la prendono con i giornalisti che raccontano liberamente e mettono in risalto le bugie e le enormi contraddizioni degli ex 5 stelle. Erano già pronti a scaricare la Raggi per una eventuale condanna, arriva, invece, un’assoluzione e la colpa è dei giornalisti. Cavolo che grandi politici, che grandi uomini. Quando per anni il padre di Renzi o della Boschi venivano accusati in ogni modo senza neanche un processo non si sentivano le stesse gravi considerazioni. E allora forse per una volta dovrebbero tacere e studiare, imparare a leggere e non urlare, ragionare e non insultare. Avere rispetto e non intimorire.

Anche se, bisogna dirlo, non fanno realmente paura a nessuno. Sono i classici bulletti che da dietro le loro tastiere offendono e insultano, poi se li incontri realmente si nascondono o dicono che non volevano realmente offendere. Dovrebbero imparare una volta per tutte che nessuno è colpevole sino al terzo grado di giudizio e che i processi si fanno nei tribunali e non devono essere alimentati dalla politica a proprio piacimento. I grillini sono passati da dimissioni subito per un semplice avviso di garanzia (per gli altri) a valutare caso per caso anche un rinvio a giudizio (per i propri uomini). Hanno avvelenato un clima sociale e soffiato sulle debolezze dei cittadini per cercare consenso in ogni modo, hanno rinnegato se stessi e le proprie parole in maniera indegna e senza vergogna.
E allora attenti, cari volgarotti da strapazzo, ben presto un altro vaffà vi seppellirà politicamente.

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