Penultima spiaggia per Carige. Il sistema bancario ha steso l’atteso cordone di sicurezza attorno alla banca genovese, garantendo l’afflusso di quei capitali necessari alla sua sopravvivenza che l’istituto non era in grado di reperire da solo sul mercato. La manovra messa a punto dall’ad Fabio Innocenzi e dal presidente Pietro Modiano prevede un rafforzamento di 400 milioni di euro, il doppio di quello di cui si è discusso nei mesi scorsi, in cui la parte del leone la farà lo Schema Volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd). A far lievitare i costi dell’intervento sono stati gli esiti di un’ispezione della Bce sul portafoglio crediti, a cui Carige ha risposto con 219 milioni di ulteriori rettifiche che hanno portato i conti dei primi nove mesi in rosso per 190 milioni.

“Abbiamo una banca pulita”, assicura Modiano, mentre Innocenzi parla di “giornata importante” per Carige, messa “in sicurezza” con “un’operazione più ampia di quella ipotizzata inizialmente” per dare “un segnale forte” al mercato. “Piena soddisfazione” anche dal governo. Lo scudo del Fitd “garantisce il rispetto dei requisiti patrimoniali, pone le condizioni per il rapido completamento del previsto aumento di capitale e assicura al nuovo management le condizioni per idonee strategie industriali, inclusa la valutazione di possibili aggregazioni”, ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Il piano di Carige, prevede un bond subordinato da 320 milioni che verrà sottoscritto dallo Schema Volontario. L’emissione salirà a 400 milioni se i grandi soci dell’istituto sottoscriveranno una ulteriore tranche da 80 milioni a loro destinata. Carige estinguerà il bond all’inizio del 2019 con un aumento di capitale da 400 milioni, su cui l’assemblea voterà il 21 dicembre. In caso di inoptato sarà il Fidt a sottoscrivere le azioni convertendo il bond. La conversione è invece prevista in automatico per la tranche ai soci. All’esito della manovra Carige tornerà pienamente in linea con i requisiti chiesti dalla Bce (cet1 al 13,5% e tcr al 13,6%).

Salta un giro il primo azionista Malacalza Investimenti, nonostante l’impegno a sostenere la banca espresso recentemente. “Di fronte alle scadenze che davamo all’investitore ha detto ‘per favore no’. Ma senza che questo corrisponda a un disimpegno”, ha spiegato Modiano. “Siamo contenti dell’azione di risanamento” e “ci auguriamo che la banca si concentri sul supporto al territorio”, ha detto Mattia Malacalza, la cui famiglia ha investito oltre 400 milioni in Carige, la gran parte dei quali evaporati in Borsa. Dovrebbe invece esserci il finanziere Raffaele Mincione, il cui “impegno irrevocabile” è però condizionato a una “adeguata remunerazione” del bond, mentre non si è impegnato l’altro socio forte, Gabriele Volpi.

“Non faremo mancare il nostro sostegno al fondo”, ha detto il numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, come a favore dell’intervento è Unicredit. Per il ceo di Bper, Alessandro Vandelli, “sarebbe bello che tutti facessero la loro parte”, mentre più cauto è l’ad di Creval, Mauro Selvetti, che dice “valuteremo”. Il comitato di gestione del Fitd, che ha accolto la richiesta di intervento, ha convocato per il 30 novembre l’assemblea che dovrà approvarla.

Ora l’obiettivo del management, ha detto Modiano, è “trovare un’aggregazione che dia una prospettiva a lungo termine forte“. Di nozze se ne parlerà anche nel piano industriale che Innocenzi metterà a punto prima dell’aumento per convincere gli investitori a mettere i soldi in una banca che dal 2013 ha bruciato 2,2 miliardi in tre ricapitalizzazioni. Il piano illustrerà “i benefici” di cui potrebbe godere Carige in caso di una fusione, che potrebbe essere avviata “operativamente” già l’anno prossimo, dimostrando al contempo “come una banca tornata in sicurezza possa avere anche una redditività soddisfacente”.

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