L’esame degli emendamenti al decreto Genova alla Camera procede a singhiozzo e il voto finale slitta alla prossima settimana. I lavori sono stati sospesi più volte, prima per la mancanza del parere vincolante della commissione Bilancio di Montecitorio – poi arrivato per gli altri dall’1 all’11 ma con “condizioni” da recepire in Aula legate alle coperture finanziarie – e poi per la richiesta di convocare la conferenza dei capigruppo così a definire l’iter del provvedimento e dei 300 emendamenti collegati. Una richiesta arrivata da Pd e LeU e sulla quale il M5s si è trovato d’accordo.

Di fatto c’è l’ok su un quarto del dl, composto da 44 articoli. I continui inciampi porteranno allo slittamento del voto finale, previsto mercoledì. Oggi, lunedì e martedì verranno esaminati e votati gli emendamenti. “Chiudiamo la settimana prossima – ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro – in modo che il decreto possa essere trasmesso velocemente al Senato e approvato, perché finché non viene approvato questo decreto, non si possono dare i soldi ai cittadini di Genova che sono stati toccati dal crollo”. Le coperture, secondo il ministro, “ci sono, assolutamente”. Fraccaro, al termine della riunione dei capigruppo della Camera, ha spiegato che “manca solo l’articolo 8 per il 2019 ma li mettiamo in legge di Bilancio. Abbiamo già la norma, quindi sono garantiti questi soldi”.

Secondo il Pd, invece, a causa “della incapacità del governo di presentarsi puntuale con tutta la documentazione necessaria”, c’è stata una “diversa organizzazione dei lavori. Enrico Borghi, della presidenza del Gruppo Pd della Camera, intervenendo in Aula nel dibattito sul decreto Genova ha poi aggiunto che “la Ragioneria dello Stato non ha ancora effettuato la bollinatura e al momento si stanno ancora aspettando i pareri”. Il deputato ha poi sottolineato come “la Ragioneria pone rilievi sulla copertura della ricostruzione del ponte Morandi, cioè il cuore del provvedimento”.

Il centro della questione è che la commissione non è riuscita a visionare in tempo gli atti della Ragioneria dello Stato con cui il governo doveva chiarire alcuni aspetti delle coperture finanziarie, anche perché mancava la bozza dei relatori sul decreto, che è la base di partenza per il parere della stessa commissione Bilancio. La richiesta di rinvio alla presidente di turno Maria Edera Spadoni è arrivata dallo stesso presidente dell’organismo, il deputato della Lega Claudio Borghi Aquilini. La richiesta è stata accolta dalla Spadoni che ha rinviato prima alle 13 e poi alle 14 la prosecuzione dell’esame degli emendamenti (circa 300, in gran parte delle minoranze). Il decreto, come noto, è stato approvato dal governo oltre 50 giorni dopo la tragedia del Ponte Morandi e da una settimana è incardinato in commissione, ma i dubbi dei suoi componenti  – il parere dei quali è vincolante nell’iter legislativo – sono stati ancora chiariti solo ora dal governo.

La sospensione era stata definitiva “normale” da uno dei relatori del decreto, Gianluca Rospi (M5s), perché il ministero ha mandato i documenti nella serata di mercoledì. Rospi ha escluso che il governo ponga la questione di fiducia: “Parliamo di emergenze, di problemi dei cittadini su cui le opposizioni non possono fare ostruzionismo, anzi non dovrebbero”.

La richiesta di Borghi in Aula era stata accolta dalle proteste delle opposizioni. Emanuele Fiano (Pd) ha sottolineato che l’esecutivo per l’ennesima volta, mercoledì, non ha risposto compiutamente alle domande, rimandando ai vari ministeri. “Così non si lavora – ha detto – per rispetto per Genova e per rispetto di questa istituzione, non si può lavorare così”. Tra i punti sollevati dal Pd ci sono tra l’altro l’indennizzo ai lavoratori, le assunzioni previste, il funzionamento della contabilità speciale, il meccanismo di ricostruzione del ponte. “Mai vista una superficialità e un’approssimazione simile” per Luigi Marattin, capogruppo del Pd in commissione.

Per i parlamentari dem Raffaela Paita e Borghi, “come si evince dal parere della commissione Bilancio non torna il meccanismo di anticipazione per il ponte, che nessuno ancora sa ancora quanto costerà, per poi rivalersi su Autostrade“. Se dovessero esserci ricorsi, sottolineano, “dov’è il complessivo fondo statale che copre i costi. Quel che manca ancora è il progetto con i relativi costi. Come fa il commissario Bucci a muoversi senza alcuna certezza sulle cifre e le coperture?”.

Una linea condivisa dalle altre opposizioni. Andrea Mandelli, a nome di Forza Italia, ha espresso “imbarazzo” nei confronti dei cittadini di Genova che “avrebbero diritto a più chiarezza e a più certezza sul loro futuro”. Invece la commissione è rimasta “paralizzata”, hanno ribadito gli azzurri. “Il governo e la maggioranza sono in confusione” aggiunge il capogruppo di Liberi e Uguali Federico Fornaro, “non riescono a dare risposte a Genova e ai genovesi” anche perché “è diventato un decreto che ha allargato ad altre urgenze, una sorta di omnibus sulle emergenze. Più si accumulano problematiche, più si mettono insieme cose differenti più si perde linearità”. Nel decreto ci sono vari provvedimenti come per le aree terremotate di Ischia (condono compreso) o le nuove normative sugli idrocarburi nei fanghi.

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