di Paolo Puccia

I giovani in Italia sono stati abbandonati e volendo avere un approccio scientifico al problema, c’è da mettersi le mani ai capelli. Dopo aver letto l’ennesimo La condizione giovanile in Italia. Rapporto giovani 2018 dell’istituto Giuseppe Toniolo (ed. il Mulino) mi sono reso conto come io e i miei coetanei, per non parlare dei più giovani ancora, abbiamo regalato il nostro futuro alla mutevole situazione mondiale, che giorno per giorno cambia.

Sembra quasi l’era di transizione dalla domenica dalla nonna a mangiare specialità centenarie, a mordi e fuggi in centri commerciali. Per chi? Cosa? Non si sa. In fondo, ci siamo ritrovati un bel po’ di roba da smaltire e conviverci sta rendendo molti dei giovani, spesso indicati come la “new generation dei nullafacenti”, in supereroi dalle mille competenze nei più disparati settori.

Sono anche convinto che la manovra del “reddito di cittadinanza” sappia quanto i giovani oggi abbiano imparato l’arte della flessibilità. Abbiamo imparato il problem solving attraverso la ricerca di un amore che questa società stenta a riconoscere ai più giovani, non so se è solo una percezione mia, ma le nuove generazioni sono pervase da una nuova coscienza del presente, direi presentismo. L’essere qui e ora è il must. La nostra, la mia generazione, sia unita da “un filo rosso” che racconta l’equilibrio precario tra rischi da cui difendersi e opportunità a cui tendere, e il tutto è penalizzato da freni culturali e istituzionali che non permettono una piena valorizzazione di potenzialità troppo spesso poco conosciute e sottovalutate.

Io, che sono nato in Sicilia, ci spero che tutto prenda una piega diversa. La mafia qui ha assunto colori e sfumature spesso impercettibili e sono convinto che la soluzione sarà avere una classe dirigente nel futuro libera, che abbia studiato e soprattutto con coscienza. A oggi, il giornalismo in Sicilia esiste poco e niente, e quei pochi sono minacciati.

I giornali locali, alcuni, omettono notizie, scomode, poco carine. Di articoli se ne potrebbero anche a scrivere a quintali. Per questo ne approfitto: giovani giornalisti, venite in Sicilia, è bella e ha bisogno di aiuto. Le persone sono cordiali e simpatiche e sopratutto, avreste un tale quantitativo di notizie da scrivere incredibile, e potreste farlo comodamente su di una spiaggia. Dovete solo stare attenti, altrimenti, da siciliani, vi toccherà vivere a Roma come il coraggioso Paolo Borrometi. Abbiamo bisogno di giornalisti giovani e coraggiosi, l’unione fa la forza. Se una cosa la diranno in cento, gli innominati di turno, avranno un nome. Ma soprattutto, scoprite la Sicilia senza giudizio, e venite a vedere gli ultimi giovani rimasti come fareste in uno zoo.

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