Anno nuova, stagione nuova. Nel 2019 parte la W Series, una serie per monoposto riservata alle sole donne, ispirata da due grandi pilotesse italiane: Maria Teresa De Filippis e Lella Lombardi, le uniche due “lady” ad aver disputato almeno un Gran Premio di Formula 1. Dove, come, quando? Sei eventi a partire da maggio che si svolgeranno su circuiti europei che ospitano o hanno ospitato la Formula 1, con gare della durata di 30 minuti. Nessuna fee di ingresso richiesta alle 18-20 donne pilota che, per partecipare, dovranno solo dimostrare di avere ottime doti per eccellere nel motorsport internazionale e dovranno superare test al simulatore, test reali e prove fisiche. Tra i giudici che dovranno dare l’ok ci saranno David Coulthard, Adrian Newey, Dave Ryan, Matt Bishop.

Il montepremi sarà di 1,5 milioni di dollari e alla vincitrice andrà un premio di 500.000 dollari.

Amministratore delegato della serie sarà una donna Catherine Bond Muir: «Molti sport in cui donne e uomini competono allo stesso modo gestiscono anche eventi separati per aumentare il numero di donne che partecipano. Fino ad ora, le corse automobilistiche sono state l’unico sport in cui non esistevano serie separate per le donne», ha dichiarato Bond Muir.

David Coulthard ha spiegato bene i motivi dell’impegno per dare vita alla W Series: “Le ragazze tendono a raggiungere una sorta di ‘soffitto di vetro’ al livello della GP3 o della Formula 3, spesso più a causa della mancanza di fondi che non di talento. Ecco perché è necessario un campionato riservato esclusivamente alle donne, per creare un habitat competitivo e costruttivo in cui i piloti saranno in grado di dotarsi delle competenze necessarie per fare il passo successivo nelle categorie più importanti e confrontarsi alla pari con i loro rivali maschili“. Coinvolto nel progetto anche Adrian Newey: “Sono convinto che ci siano poche donne nel motorsport non per incapacità ma per mancanza di opportunità“.

La W Series 2019 schiererà una griglia composta da monoposto Formula 3 Tatuus F3 T-318. La vettura è spinta da un motore 4 cilindri 1.8 litri turbo da 270 CV con cambio a 6 rapporti.

Ma serviva davvero? Se penso a David Coulthard, beh mi verrebbe da dire assolutamente di si ma, battuta a parte, a pelle dico che in questo modo mi sento ghettizzata piuttosto che valorizzata. Se ci penso meglio effettivamente può aver senso. Del resto ci sono il tennis, la pallavolo e tutta una serie di bellissimi sport in cui uomini e donne competono separatamente. In quelli però tutto o tanto dipende dalla forza fisica e non sarebbe giusto metterli insieme ma qui, nelle auto, perché separare uomini e donne? Valentina Albanese, Michela Cerruti, Carlotta Fedeli e tante altre donne italiane si sono messe in gioco in categorie miste, senza paura di confronti. Però se anche questo è un passaggio obbligato per arrivare a valorizzare competenze e qualità anche nel motorsport, allora benvenga!

Abbiamo fatto un rapido sondaggio al nostro interno e le opinioni sono già contrastanti. Io scettica, Ilaria invece positiva e dice: “Secondo me invece è positivo che le donne vengono riconosciute in una categoria ufficiale come anche in altri sport. Nel mondo maschilista dell’auto questo non è mai successo. In passato anche le più brave venivano messe da parte assecondando i luoghi comuni”. Stefania dice: “Sono d’accordo fino a un certo punto, nel senso: non apprezzo le gare di categoria, perché finché si tratta di categorie nel senso di anzianità, e quindi stabilire gare diverse a seconda che gareggino i ragazzi o i piloti adulti, trovo una valida motivazione, perché in quel caso si tratta di avere capacità fisiche diverse per forza di cose. Ma stabilire delle categorie nel “genere” e quindi scindere le gare maschili da quelle femminili, allora no, non sono d’accordo: non credo nella disparità di forza fisica in questo senso tale da rendere valide ancora oggi queste corse separate. Poi se vogliamo prendere questa nuova serie femminile come una buona notizia nel discorso del riconoscimento della presenza rosa nel Motorsport ok, ma a me suona tanto come traguardo degli anni Sessanta. È vero che finora il Motorsport era l’unico a non avere categorie, ma è che a me non sono mai piaciute neanche negli altri sport”.

Insomma l’argomento è controverso anche all’interno dello stesso “genere” ma noi Donne in auto guarderemo con curiosità l’inizio di questo nuovo campionato.

Foto tratta dal profilo Twitter di W Series

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