Bagarre a L’Aria che Tira (La7) tra Riccardo Puglisi, professore associato di Economia all’Università di Pavia, e Paolo Veronesi, ex operaio della Aferpi, l’acciaieria di Piombino dove ha lavorato per 20 anni. Puglisi stigmatizza innanzitutto il decreto di dignità: “Rispetto a quello che si poteva immaginare dalle premesse del M5s al governo, realizziamo che i 5 Stelle si sono dimostrati degli statalisti micidiali, che vogliono regolamentare il mercato del lavoro, dimenticandosi che i posti di lavoro vengono creati dalle imprese e dagli imprenditori. Ora invece si cercano di creare posti di lavoro per decreto. Questa è la filosofia di Di Maio”. E aggiunge: “Le parole del signor Di Maio, che non sappiamo se ha mai dato un esame di diritto del lavoro in vita sua, sull’”assassinio politico” di chi ha scritto il Jobs Act sono una roba aberrante, di cui vergognarsi. Di Maio dovrebbe scusarsi per quello che ha detto”. Interviene Paolo Veronesi: “Noi lavoratori della Aferpi stiamo aspettando un segnale da Di Maio, visto che in campagna elettorale ha promesso mari e monti, come la cancellazione del Jobs Act. Io chi ha scritto questa legge lo metterei in galera con l’accusa di tradimento del popolo italiano”. Scattano gli applausi del pubblico in studio e Puglisi insorge: “Ma applaudite cosa? E tradimento di cosa?”. Veronesi continua: “Io ho 53 anni, ho mandato 2mila curriculum, mi sono raccomandato a destra e a sinistra, sopra e sotto. Ma io un lavoro non ce l’avrò più. Quelli della mia generazione non troveranno più un lavoro. E chi ha scritto queste regole sono assassini bianchi”. Protesta ancora una volta Puglisi: “Basta con questo linguaggio!”. “Mi dice quanto guadagna lei al mese?”, chiede Veronesi. “Non sono fatti suoi” – risponde il docente universitario – “Se lo vada a cercare”. “Allora deve stare zitto e muto”, ribatte Veronesi. “Il suo status non le permette di parlare di assassini”, controbatte Puglisi, che contesta anche gli applausi all’ex operaio. L’atmosfera incandescente prosegue per alcuni minuti, poi i due duellanti si chiedono reciprocamente scusa per i toni utilizzati.

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