“Un’intrusione dello Stato nel dominio del sacro“, così si era pronunciata la Chiesa cattolica australiana verso la proposta di portare a legge l’obbligo per i preti di denunciare gli abusi sessuali appresi durante la confessione. E la convinzione da parte dei preti australiani non è cambiata nel tempo. Nel rispondere a una delle 122 raccomandazioni presentate dalla Commissione d0’inchiesta sugli abusi, che negli scorsi mesi si era pronunciata dopo cinque anni di indagini sui preti pedofili, la Commissione episcopale australiana e l’ente Catholic Religious Australia hanno comunicato che l’obbligo al segreto della confessione non cadrà.

“Sarebbe contrario alla nostra fede e ostile verso la libertà religiosa. Siamo impegnati alla salvaguardia dei bambini e delle persone vulnerabili, pur mantenendo il sigillo della confessione. Non vediamo le due cose come mutualmente esclusive”, si legge in un comunicato presentato in conferenza stampa dall’arcivescovo di Brisbane, Mark Coleridge, presidente della Commissione episcopale.

Nel rendere pubblica la risposta alle raccomandazioni della Commissione d’inchiesta, il presidente della Commissione ha anche spiegato che sarà chiesto il consiglio di esperti teologi e canonici su modifiche alle leggi canoniche tali che il celibato non sia obbligatorio: “La formazione iniziale e continuata dei sacerdoti sulla vita di celibato può aver contribuito a un maggior rischio di abusi sessuali a minori – ha ammesso – tuttavia la Commissione d’inchiesta non ha accertato una connessione causale fra celibato e abusi”.

Nel rispondere alle raccomandazioni, la Chiesa cattolica accetta “in via di principio” quella di condurre una revisione nazionale delle strutture di governance e di gestione di diocesi e parrocchie, particolarmente riguardo a questioni di trasparenza e di responsabilità. “Troppi preti, religiosi e laici in Australia hanno mancato al dovere di proteggere e onorare la dignità dei bambini. Molti vescovi hanno mancato di ascoltare, di credere, hanno mancato di agire – ha aggiunto Coleridge – Queste mancanze hanno permesso ad alcuni molestatori di offendere ripetutamente, con conseguenze tragiche e a volte fatali”.

“Adesso i vescovi e i leader di ordini religiosi si impegnano: ‘never again’ (mai più). Non vi saranno più insabbiamenti, non vi saranno trasferimenti di persone accusate di abusi, non si proteggerà la reputazione della Chiesa a spese della sicurezza dei minori”, ha concluso Coleridge.

A luglio, 600 preti australiani avevano espresso il proprio dissenso verso questa l’ipotesi di legge che prevede l’obbligo di denunciare. A ottobre il South Australia sarà il primo stato ad abolire l’esenzione finora accordata al segreto del confessionale dall’obbligo di denuncia. I sacerdoti saranno passibili di multe di 10mila dollari (6500 euro) se non riferiranno informazioni su casi di abusi apprese in confessione. Leggi simili sono state annunciate in Western Australia, in Tasmania e nel Territorio della capitale federale Canberra.

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