United colors della vergogna. Dovrebbero cambiare così lo slogan planetariamente famoso. Come ha scritto il direttore Peter Gomez nel suo coraggiosissimo pezzo: “Troppo importanti gli investimenti pubblicitari dei Benetton, perché editori e direttori ricordassero quale era il loro dovere (…) Dal 2015 chi lavorava sotto il ponte era costretto a ripararsi dalla caduta di pezzi di ferro con delle reti. Le segnalazioni ad Autostrade erano rimaste senza seguito”.

E come ha chiesto il mio direttore aspettiamo che Alessandro Benetton, chairman del gruppo, almeno chieda scusa (come se potessero bastare) alle famiglie delle vittime, alla città di Genova. E che intanto vada a scavare con le sue manine tra le macerie anziché passeggiare su e giù per le vette ampezzane, visto che da un anno è anche presidente di Fondazione Cortina 2021, stanza dei bottoni per l’organizzazione del mondiale di sci.

#UnCaffèConAlessandro è invece la sua rubrica lanciata sul profilo Facebook. Parole che a rileggerle oggi fanno veramente incazzare: “Cominciamo con un tema a me molto caro: gli eventi sportivi internazionali, fondamentali per lo sviluppo del nostro Paese (la manutenzione dei ponti no?). È arrivato il momento di investire in maniera sostanziale per portarli nelle nostre città: alla vigilia delle Olimpiadi invernali Pyeong Chang 2018 vi mostro come Cortina 2021 è vitale per un territorio come il nostro”. Gli diamo ancora credito?

E visto che ci siamo voglio il mea culpa anche di Romano Prodi e Massimo D’Alema. A loro viene fatta risalire la concessione alla famiglia Benetton. Concessione poi “allungata” dall’ex premier Matteo Renzi. “Ma fanno ancora pullover?”, si chiede la signora dei salotti palermitani Rosalina Messina Vitrano. Se facevano ancora maglie e pullover, non facevano crollare i ponti. Per quanto mi riguarda non indosserò mai più un pullover Benetton. Fate lo stesso.

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