Catanzaro, il cuore della Calabria, è la protagonista del reportage di Pietrangelo Buttafuoco e Antonello Caporale, domani in edicola su Il Fatto Quotidiano per “A casa vostra”.

Catanzaro è la città del vento. E’ anche il luogo dove le auto stanno sui marciapiedi e le persone per strada. Catanzaro è il centro di gravità permanente della burocrazia: è il crocevia eletto per le clientele, gli arruffapopoli, gli spicciafaccende.

Catanzaro sta in collina ma scivola verso il mare. Gonfia di arbusti edilizi, di escrescenze cementizie, di svincoli e di rotatorie, è stata la capitale del non finito, il simbolo dell’incompiuto.  Ha però un delizioso centro storico, ora ischeletrito dal fuggi fuggi verso il mare. In una terra che è tutta un binario morto, Catanzaro fa eccezione. Ha custodito la  civiltà del ferro, il treno. E avrà una metropolitana leggera che cucirà centro e periferie, tenterà di sanare lo sbraco, unire ciò che ora è disunito.

Tra quelle calabresi è la città più colta, e l’ospedale funziona meglio che altrove, ed è anch’essa una novità, e l’amministrazione comunale tende al pragmatismo più che all’ossequio. Sergio Abramo, il sindaco, è un ricco, tenace e animoso podestà. Governa da vent’anni con lo stile del brigante: “Non rubo, quindi sono pietra rara. Se vogliono fare i furbi li mando affanculo, se vogliono fregarmi li mando affanculo. Non ho remore, non ho imbarazzi. Sono diretto: è la mia virtù ma anche il mio vizio”.

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