“Al vertice di Innsbruck di giovedì presenteremo un nostro documento. La nostra priorità è la difesa delle frontiere esterne“. Matteo Salvini parla al termine del faccia a faccia con il premier Giuseppe Conte in vista della riunione dei ministri dell’Interno europei nella città austriaca. I due si incontreranno ancora mercoledì per decidere la linea italiana, ma intanto dalle parole del ministro degli Interni è sparita l’idea di “chiudere i porti italiani alle missioni internazionali“, come aveva dichiarato domenica. Era stato corretto subito dal ministero della Difesa, che aveva sottolineato come il tema non sia “di sua competenza“, e oggi sono arrivati gli ulteriori chiarimenti di Luigi Di Maio e del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Con Bruxelles che oltrettutto ricorda che “è imminente una revisione del mandato strategico” dell’operazione Sophia, quella che coinvolge proprio le navi militari degli Stati membri dell’Ue nel Mediterraneo, ma che la sede per parlarne non è Innsbruck.

“Non c’è nessun rischio che l’Italia si sfili dalla missioni internazionali, siamo pienamente dentro e non abbiamo nessuna intenzione di muoverci al di fuori del quadro di diritto internazionale, quindi anche europeo”, ha detto Moavero questa mattina alla Farnesina. In merito alle operazioni nel Mediterraneo per il soccorso dei migranti e il contrasto ai trafficanti di essere umani, il ministro degli Esteri ha ricordato che le operazioni in mare sono coordinate nel quadro dell’operazione Sophia. “E’ nostra intenzione – ha proseguito – sottoporre al competente comitato  a livello europeo l’adeguamento a Themis“, ovvero l’operazione che non esprime più questo “legame immediato con i porti italiani”, ha spiegato Moavero.

“Missione Sophia? Certo, noi non ci sfiliamo da niente. Chiediamo soltanto che cambino le regole come oggi ha dichiarato la stessa Ue”, ha risposto Salvini. La portavoce della Commissione europea per la Migrazione, Natasha Bertaud, ha infatti ricordato che il mandato strategico dell’operazione Sophia scadrà a fine dicembre 2018, e già nelle prossime settimane sarà lanciata la discussione per la revisione. E’ in questa fase che ci sarà “l’occasione per discutere le proposte italiane” e Roma può chiedere un cambiamento. La competenza, viene fatto osservare, è però dei ministri degli Esteri e della Difesa. Non del ministero dell’Interno, come avevano già sottolineato domenica fonti del dicastero di Elisabetta Trenta.

“Quale sarà la posizione dell’Italia a Innsbruck? Quella che ha portato il presidente Conte a Bruxelles. Ci sarà un nostro documento“, ha spiegato Salvini dopo l’incontro con il premier. “Mi confronterò prima con i colleghi austriaci, tedeschi e francesi con l’Italia che diventa protagonista. Voglio sapere dall’Europa quanti soldi e quanti uomini intende mettere a disposizione per proteggere le frontiere esterne“. Nessun riferimento appunto all’operazione Sophia, nonostante il ripensamento sulle varie missioni europee sia stato uno dei punti affrontati al vertice di Palazzo Chigi, stando a quanto si apprende da fonti del governo.

Le stesse fonti hanno più volte voluto sottolineare che il governo italiano al vertice in Austria si presenterà con una linea comune. Per questo Salvini e Conte si incontreranno un’altra volta mercoledì, proprio prima della partenza del vicepremier leghista che poi avrà il primo bilaterale con il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer. Giovedì 12 ci sarà poi anche un trilaterale a cui parteciperà anche il collega austriaco, mentre è stata presa in considerazione la richiesta del ministro dell’interno francese di un faccia a faccia con Salvini, sempre prima dell’inizio del vertice vero e proprio.

Summit che partirà dalle conclusioni del Consiglio europeo di fine giugno e inaugura il semestre di presidenza austriaca. “Esaminare opportunità per stabilire centri di rimpatrio nei Paesi terzi per persone che non risiedono legalmente sul territorio dell’Unione”, è una delle opzioni che si ritrovano nella nuova versione della bozza di lavoro di cui l’Ansa ha avuto visione. Tra i “possibili obiettivi”, il nuovo documento prevede che “nel caso di una decisione finale negativa su una richiesta di protezione internazionale, la persona lasci l’Ue, o sia trasferita verso il proprio Paese di origine, o un Paese terzo”. Inoltre, entro il 2020 si vorrebbe inoltre “rafforzare la cooperazione con i Paesi terzi, incluse le operazioni di Ricerca e salvataggio, per rompere in modo definitivo il modello di business dei trafficanti, ed evitare così tragiche morti”.

“Solo unendo una sana protezione delle frontiere esterne con un’efficace politica comune di asilo, sarà possibile evitare la migrazione illegale, e garantire protezione a chi ne ha più urgente bisogno”, si spiega nella bozza, in una parte dedicata all’analisi della situazione di partenza. Nel documento si sottolinea poi che “attualmente non sono principalmente quanti hanno bisogno di protezione ad arrivare in Europa, ma in molti casi quanti mettono le loro vite nelle mani dei trafficanti”. Inoltre, si evidenzia con “particolare attenzione” che i migranti “attraversano spesso vari Paesi sicuri per arrivare alla destinazione desiderata”.

Alcune delle domande su cui lavoreranno i ministri sono “Quale sia il miglior modo per tradurre il mandato del Consiglio europeo in azione?”  e sulle piattaforme di sbarco “quale soluzione eviti un fattore richiamo?”. Inoltre – si chiude la bozza – “al di là del mandato del Consiglio europeo, quali altre opzioni possono essere perseguite per un ulteriore rafforzamento a protezione della frontiera esterna dell’Ue e per sviluppare un sistema per l’asilo resistente alle crisi, oltre il 2020?”.

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