di Sergio Stagnitta
psicologo e psicoterapeuta

Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi
(Blade Runner)

Per conoscere una persona nel 2030 ci affideremo al nostro intuito, alla nostra sensibilità, al famoso sesto senso oppure ad un algoritmo? Nel 2030 cambierà il nostro modo di comunicare, la nostra sessualità, la forma dei nostri legami? La costante crescita demografica, il rischio di risorse sempre più limitate, inquinamento, conflitti etnici e religiosi… Sarà questo lo scenario del futuro? Oppure l’umanità riuscirà a trovare, come ha sempre fatto nel corso della sua storia, nuove forme di convivenza, sostenute anche da tecnologie sempre più sofisticate?

I bambini nati in questi mesi avranno nel 2030 dodici anni, la definizione di “nativi digitali” già sembra obsoleta, come “web 2.0” oppure “ipertesto”. Oggi si parla di Big data che possono condizionare gli esiti elettorali e i mercati globali, di intelligenza artificiale sempre più sofisticata, macchine che guidano da sole mentre tu schiacci un sonnellino (anche se gli ultimi esperimenti consigliano di non stare troppo rilassati!). Il 2030 è praticamente alle porte, però in 12 anni si prevedono cambiamenti importanti che coinvolgeranno gran parte della nostra vita.

Un esperto di tecnologia, Kurzweil, afferma che la tecnologia è un processo esponenziale e non lineare: “Ci abbiamo messo mezzo secolo per adottare il telefono, la prima tecnologia della realtà virtuale […] Tecnologie recenti, come il PC, il web, i cellulari, in meno di un decennio”. Immaginare qualche previsione può fare la differenza nelle nostre scelte di vita, magari per provare a controllare qualche processo, adattandoci in un mondo che cambia alla velocità della luce.

Marshall McLuhan nel 1967 affermava che: “il medium è il messaggio” ovvero che non è la stessa cosa dire “ti amo” di persona, al telefono, per fax, con un messaggio di testo, vocale o video di WhatsApp, oppure su Facebook. “Tutti i media ci investono interamente. Sono talmente penetranti nelle loro conseguenze personali, politiche, economiche, estetiche, psicologiche, morali, etiche e sociali da non lasciare alcuna parte di noi intatta, vergine, immutata. Il medium è il messaggio. Ogni interpretazione della trasformazione sociale e culturale è impossibile senza una conoscenza del modo in cui i media funzionano da ambienti” (McLuhan, Il medium è il messaggio).

Pensare riduttivamente che il progresso sia la causa di molti disagi sociali, che i robot ci ruberanno il lavoro, che si perderà nel futuro ogni forma diretta di relazione, che le persone saranno sempre più ignoranti e condizionabili non ci porterà una maggiore consapevolezza. Nemmeno pensare, al contrario, che il futuro ci salverà, che la tecnologia porterà nuove forme di democrazia, di benessere, distribuendolo su tutta la popolazione mondiale. Le categorie classiche di giusto e sbagliato, buono e cattivo, bello o brutto non hanno mai funzionato nel passato così come non funzioneranno nel futuro. Per capire il futuro che ci aspetta è necessario un pensiero complesso che tenga conto di molte variabili.

Venerdì 8 e sabato 9 giugno a Roma si svolgerà l’annuale Festival della Psicologia, organizzato dall’Ordine degli Psicologi del Lazio, quest’anno dedicato proprio al futuro, con un titolo particolarmente evocativo: “2030, viaggio nel futuro – Come saranno la nostra vita, gli affetti, le relazioni sociali nel 2030?” Psicologi, giornalisti, esperti di comunicazione e professionisti discuteranno proprio di questo futuro imminente. Qualche esempio? Cristina Bowerman, chef stellata Michelin, ci racconterà come cambieranno le nostre abitudini alimentari tra qualche decennio; esperti psicologi ci parleranno dell’adolescenza e del loro rapporto con la tecnologia; come cambieranno le relazioni, le coppie il rapporto con i figli, le nostre città, in funzione di cambiamenti quali la mobilità, tecnologie sempre più avanzate, lavori sempre più flessibili e liquidi. Inoltre due eventi dedicati al cinema, con sequenze cinematografiche tratte da film di fantascienza con le quali si proverà a “leggere nel futuro.

Una curiosità, quale rimane l’invenzione più desiderata del futuro? Sempre la stessa: Il teletrasporto. Non c’è niente da fare, nonostante politiche sempre più restrittive sui flussi migratori l’uomo vuole muoversi, viaggiare, spostarsi sempre più velocemente, esattamente come il nostro antenato Sapiens di 200.000 anni fa.

Foto di copertina: Solvey congress  of 1927

Articolo Precedente

Le parole di Liliana Segre parlano anche di Papa Francesco

next
Articolo Successivo

“Nel mio negozio piega gratis alle donne con la pensione minima. Sperando che la politica si svegli”

next