La febbre del debito pubblico italiano torna a crescere proprio mentre Giuseppe Conte sta chiedendo la fiducia al Parlamento. La galoppata dei Btp decennali, ripartita martedì pomeriggio in concomitanza con il voto al Senato, è proseguita anche mercoledì mattina quando è partito il dibattito alla Camera. Dopo un’iniziale flessione, infatti, gli interessi pagati dai titoli italiani a dieci anni hanno rincominciato a correre avvicinandosi al 3 per cento e spingendo al rialzo il differenziale di rendimento con gli omologhi tedeschi, lo spread, che dopo il balzo da 208 a 240 della vigilia, ha superato quota 25o punti base. Una soglia, poi scesa intorno ai 240 punti, che lo riporta ai livelli di guardia della scorsa settimana, sull’onda dei timori per il programma economico del governo e per l’avvicinarsi dell’addio della Banca centrale europea al quantitative easing.

Le tensioni sull’Italia si sono fatte sentire anche in Borsa. Positive in apertura Londra, Parigi e Francoforte (poi calate intorno alla parità), mentre è subito girata in negativo Piazza Affari, che è arrivata a perdere l’1,3 per cento. A metà seduta il Ftse Mib lima il calo e torna vicino alla parità. Ad incidere sul listino sono le vendite sui titoli bancari: Mps, Unicredit e Intesa Sanpaolo lasciano sul terreno quasi il 2 per cento. Tra i titoli in rialzo ci sono Mediaset (+2 per cento) in attesa della lista Fininvest per il Cda, Fineco (+1,2%) e Stm, (+1).

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