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Migranti, un’emergenza da prima pagina. Sì, ma solo in campagna elettorale

Migranti, un’emergenza da prima pagina. Sì, ma solo in campagna elettorale
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Annegate sul fondo delle prime pagine. O ancora più in profondità, nel mare magnum della Rete. Non solo barconi: da alcune settimane affondano anche le notizie sui migranti. L’ondata, l’invasione, nulla più. Ma l’emergenza c’è ancora, c’è sempre. È proprio quando l’inverno si scioglie che il mare più mite invita a cambiare destino.

22 aprile: 12 tunisini intercettati a largo di Agrigento, 17 davanti a Sciacca, 15 vicino a Lampedusa.

23 aprile: 83 migranti di diversa nazionalità e 11 corpi ripescati nel mare di Libia.

24 aprile: la Guardia costiera ne trae in salvo 63 e poco dopo smentisce i mormorii su una donna annegata.

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Eppure l’indignazione o la paura – a seconda della parte politica per cui si rema – ora faticano a salire a galla. Verrebbe (malevolmente) da pensare che forse la ragione di questo cambio di rotta dell’informazione sia proprio in quella parola: politica.

Ora che la Lega ambisce a essere forza di governo è meglio che si “moderi”. Adesso che Matteo Salvini è cresciuto anche troppo conviene smetterla di soffiare su un fuoco che lo gonfia e spinge in alto come mongolfiera (si vedano le purghe di Maurizio Belpietro e Paolo Del Debbio). Ma se un governo non arriva in porto allora saranno nuove elezioni e vecchie strategie. A giugno, a settembre o dopo la zattera di un accordo di scopo per cambiare legge, non fa differenza: ci imbarcheremo in una nuova campagna elettorale. Ci toccano, quindi, altra emergenza sbarchi, altri terribili uomini neri, altri quartieri ghettizzati dagli invasori.

Diciamolo chiaramente: i migranti hanno inciso sul 4 marzo molto più del 8%, cioè la quota di stranieri nel Paese. Sì, ne approfitto per ripeterlo: in Italia gli stranieri sono l’8%, gli stranieri di religione musulmana il 3%. Però più della metà degli italiani sovrastima la loro presenza e la fa spauracchio. O specchietto.

Come l’America che si barrica dal Messico, come la Francia sfiorata dalla Marine Le Pen, come l’Ungheria di Viktor Orbàn, come l’Austria con l’estrema destra in tre ministeri chiave: elezioni influenzate da chi non vota. È questa l’Italia che siamo diventati?

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