Quando si parla di eSport e di videogiochi competitivi la mente corre immediatamente alle console e ai PC: joypad, mouse e tastiera sono per antonomasia gli strumenti principali di ogni gamer che si rispetti. Eppure il progresso tecnologico ha compiuto passi da gigante negli anni, permettendo di comprimere il tutto nel singolo schermo touch di ogni smartphone, o tablet, moderno. È già tempo di imparare a relazionarci con un nuovo fenomeno crescente: il mobile eSports.

Probabilmente alcuni fanno ancora fatica a comprendere il fenomeno delle competizioni di videogiochi seguite da decine di milioni di persone nel mondo con montepremi a sei zeri. Ancora più complicato se si parla del suo sottoinsieme, il Mobile eSports, che rappresenta oggi una grossa fetta del mercato eSport. D’altronde ormai tutti possiedono uno smartphone adatto anche al mobile gaming, mentre lo stesso non si può dire per PC e console ad alte prestazioni. Secondo le stime di Newzoo i giocatori mobile nel mondo sono circa 2,2 miliardi per un ricavo totale del settore vicino ai 60 miliardi di dollari. Da questi vanno però scorporati i titoli pensati non solo per rendere meno noiosi i viaggi, come Candy Crush o Angry Birds, in sostanza “evoluzioni” del vecchio Snake sul Nokia 3310, ma per essere concorrenti dei numerosi titoli competitivi di PC e Console.

L’inizio del mobile eSports. La scena competitiva è iniziata addirittura con un cartone animato: Turbo Racing League, il videogioco tratto dal film d’animazione con protagonista una lumaca pronta a tutto per gareggiare con gli avversari più veloci. La DreamWorks, la casa di produzione cinematografica, ottenne da Verizon una sponsorizzazione da un milione di dollari per creare un circuito eSport per il videogioco prodotto dalla neozelandese PikPok. Il montepremi di TRL rimane uno dei più alti della storia delle competizioni mobile: il diciannovenne statunitense Brian Dragotto vinse 290mila dollari nella stagione disputata. Nonostante il successo, circa 20 milioni di download, TRL non si è mai affermato come un vero e proprio eSport: probabilmente perché i giocatori esigono titoli che permettono loro di sfoggiare le proprie abilità e i propri riflessi: ovvero uno skill-cap maggiore.

I tre pilastri. Il primo vero mobile eSport a fare la sua comparsa è stato Vainglory, plasmato sulle stesse dinamiche dei MOBA più famosi come Dota2 e League of Legends in cui l’obiettivo è distruggere la base nemica in 5 contro 5. Vainglory vanta già diversi circuiti competitivi continentali e internazionali e sarà presente all’edizione 2018 del WESG, le cosiddette olimpiadi dei videogiochi.

Il mercato cinese è stato invece conquistato da Honor of Kings, prodotto da Tencent, la stessa dietro League of Legends. Ha avuto un tale successo che la casa produttrice ha deciso di esportarlo anche in occidente, modificandone il nome in quello che oggi conosciamo come Arena of Valor, già scaricato più di 5 milioni di volte. A luglio si terrà anche il mondiale di categoria a cui parteciperanno alcune tra le realtà eSport più seguite in Europa ma l’ulteriore passo di conquista sarà il passaggio di AoV anche su Nintendo Switch, verosimilmente nel 2019.

Per avere successo, tuttavia, non è necessario “copiare” i titoli per PC. Ne è esempio perfetto Clash Royale, un videogioco strategico mascherato da tower defense: l’obiettivo è difendere le proprie tre torri e distruggere quelle nemiche con l’utilizzo delle unità disponibili. Supercell, la casa produttrice, ha presentato a fine 2017 un utile netto vicino al miliardo di dollari con un circuito eSports da 27 milioni di potenziali partecipanti. L’aspetto coinvolgente di Clash Royale è che chiunque con un semplice smartphone può definirsi competitivo e sfidare avversari della stessa abilità. Anche i team italiani hanno fiutato l’occasione con i Qlash di Luca Pagano e i Mkers, tra i cui fondatori figura anche Thomas De Gasperi, del duo degli Zero Assoluto, che hanno inaugurato la loro sezione dedicata.

Dal PC allo smartphone. Il trend più recente è di non trascurare i propri utenti mobile, ideando fin da subito le versioni per smartphone dei titoli per PC. Impossibile non citare Hearthstone, il gioco di carte virtuali targato Blizzard: un titolo semplice da riproporre in mobile con la stessa esperienza da PC. Molto più complesso invece riprodurre il genere del momento: i Battle Royale, in cui fino a 100 giocatori si ritrovano sulla stessa mappa con l’obiettivo di essere l’ultimo rimasto in vita. I capofila di questo nuovo genere, che ancora del tutto eSport non è ma brama di diventarlo a tutti gli effetti, sono Player Unknown’s Battlegrounds e Fortnite. Entrambi hanno recentemente presentato le rispettive versioni mobile che permettono di proseguire il divertimento e la competizione anche fuori casa.

Il futuro è su smartphone. L’eSport coinvolgerà sempre più i dispositivi mobile ma nessuna paura per gli amanti di PC e console: non c’è nessuna intenzione di mandarli in pensione. Sono due sottomondi del settore e ognuno contribuisce in modo differente alla propria causa. Se l’eSport ha permesso all’industria videoludica di vivere una seconda giovinezza, creando valore aggiunto alle versione multiplayer dei vari videogiochi, il mobile eSport è indubbiamente lo strumento per spingere le persone a interagire ancora di più con il proprio smartphone: più prestazioni, più tecnologia, connessioni più veloci, per essere banali una maggiore durata della batteria, sono le prossime sfide dell’industria dei dispositivi mobili per soddisfare tali esigenze.

Alcune aziende si sono già mosse in questa direzione. Prima fra tutte Razer che lo scorso anno ha presentato un modello dedicato di gaming phone, così come Xiaomi e il suo Black Shark, uno smartphone per gamer con raffreddamento a liquido, un sistema finora utilizzato raramente su dispositivi mobile. L’obiettivo dichiarato è raggiungere molti più casual gamer e di introdurli alla competizione, allettati dalla potenzialità di essere i nuovi campioni di domani con un semplice smartphone tra le mani. Se un tempo si attendevano le offerte per poter inviare 100 SMS gratuiti, oggi si parte alla spasmodica ricerca di una presa di corrente e della migliore offerta giga: non per navigare ma per scovare l’ultimo pretendente rimasto alla vittoria su Fortnite.

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