Mentre Silvio Berlusconi sbarca in Friuli per un tour elettorale in vista delle regionali di domenica, la figlia Marina spara alzo zero sull’ex deputato M5s Alessandro Di Battista e sui giudici di Palermo che hanno emesso la sentenza di primo grado sulla trattativa Stato-mafia condannando a 12 anni anche il braccio destro dell’ex Cavaliere Marcello Dell’Utri.

“Mio padre si è conquistato un posto nei libri di storia, del signor Di Battista non credo che su questi libri troveremo grandi tracce”, ha detto all’Ansa la presidente di Fininvest e Mondadori al termine dell’assemblea della casa editrice, commentando la frase del padre secondo cui nel suo gruppo i grillini potrebbero solo “pulire i cessi. “Beh, cosa volete si risponda a chi ti dice di non voler nemmeno sedersi a un tavolo con te, dimostrando un assoluto disprezzo della democrazia? O a chi addirittura ti definisce “il male assoluto“, come dire Stalin, Hitler, il diavolo?”. Riferimento agli attacchi di Di Battista contro il “berlusconismo”: “Io considero da 25 anni Berlusconi e ancor di più il ‘berlusconismo’ con tutte le sue manifestazioni successive (il renzismo ne è una delle tante) il male assoluto del nostro Paese”, aveva scritto su Facebook il pentastellato in procinto di partire per il Sud America.

“Se non fosse drammatico, perché c’è di mezzo il futuro del Paese – ha detto Marina Berlusconi -, sarebbe da prenderla come la ridicola sparata di ragazzi arroganti che non hanno nulla di costruttivo da proporre e quindi devono cercarsi a tutti i costi un nemico. Stiamo parlando di un signore, mio padre, che è uno dei più grandi imprenditori italiani, ha creato dal nulla un gruppo che dà lavoro a 20mila persone, un gruppo che ha pagato dalla sua nascita 10 miliardi di tasse. Stiamo parlando di un signore che ha innovato nelle imprese e in politica, ha raccolto oltre 200 milioni di voti, ha guidato l’Italia per nove anni realizzando innumerevoli riforme, ha ridato orgoglio a questo Paese trattando da pari a pari con i più grandi leader del mondo. Mio padre alza il telefono e parla con Vladimir Putin o con Angela Merkel, e chi lo offende parla al massimo con un comico o un esperto di computer. Mio padre si è conquistato un posto nei libri di storia, del signor Di Battista non credo che su questi libri troveremo grandi tracce”.

Nei libri di storia Berlusconi finirà sicuramente non solo per essere stato quattro volte presidente del Consiglio, ma anche per la sentenza di venerdì scorso che ha visto condannati Dell’Utri, gli ex vertici del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, il medico fedelissimo Riina Antonino Cinà, l’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno e il boss Leoluca Bagarella. Per la figlia dell’ex Cavaliere “è davvero priva di fondamento” e “l’Italia non merita di vedere la propria storia riscritta da sentenze come quella. Quella sentenza, quel verdetto e anche il modo con cui è stata per andare contro mio padre con la giustizia non hanno assolutamente niente a che vedere. Perché la giustizia dovrebbe guardare ai fatti e basarsi sui fatti. I fatti li conosciamo e nel processo non è stato presentato lo straccio di una prova”.

In realtà i giudici della corte d’Assise di Palermo hanno condannato Marcello Dell’Utri, storico braccio destro di Berlusconi e fondatore di Forza Italia, per la violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato. L’ex senatore, in pratica, è colpevole di essersi fatto portatore del ricatto di Cosa nostra nei confronti del primo esecutivo guidato dall’ex cavaliere nel 1994: o si attenuava la lotta alla mafia, o la piovra avrebbe continuato a colpire il Paese a colpi di tritolo.  “Dell’Utri è colpevole del reato ascrittogli limitatamente alle condotte contestate come commesse nei confronti del Governo presieduto da Silvio Berlusconi“, si legge nel depositivo. L’ex premier ha sostenuto di essere estraneo alla sentenza o al massimo di essere vittima di Cosa nostra. Ma è stato vittima di una minaccia il cui intermediario era appunto il suo storico assistente, che ha curato la creazione del suo partito. In più non risulta che Berlusconi abbia mai denunciato le minacce arrivate al suo governo da parte di Dell’Utri. “Né Silvio Berlusconi, né altri hanno mai denunciato le minacce mafiose, né prima né dopo”, ha detto il pm Nino Di Matteo intervistato da Lucia Annunziata. E’ invece ormai definitiva la sentenza che ha condannato Dell’Utri per concorso esterno alla mafia. Per i giudici l’ex senatore è il garante “decisivo” dell’accordo tra Berlusconi – all’epoca solo imprenditore – e Cosa nostra, mentre “la sistematicità nell’erogazione delle cospicue somme di denaro da Marcello Dell’Utri a Gaetano Cinà sono indicative della ferma volontà di Berlusconi di dare attuazione all’accordo al di là dei mutamenti degli assetti di vertice di Cosa nostra”.

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