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Andrea Bacci, due condanne per gli spari contro l’imprenditore amico di Renzi

Giuseppe Raffone e Pasquale D’Alterio dovranno scontare rispettivamente 7 anni e 6 mesi e 6 anni e 9 mesi. Dietro gli atti intimidatori c'erano motivi economici: un credito da 270mila euro messo a rischio dalla richiesta di fallimento per bancarotta della Coam, azienda controllata da Bacci
Andrea Bacci, due condanne per gli spari contro l’imprenditore amico di Renzi
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Il collegio del tribunale di Firenze ha condannato Giuseppe Raffone e Pasquale D’Alterio nel processo per gli spari esplosi il 23 gennaio 2017 contro l’auto e la ditta dell’imprenditore fiorentino Andrea Bacci, amico di Matteo Renzi. Per due volte nella stessa giornata colpi di arma da fuoco furono esplosi prima contro la vettura di Bacci, e poi contro vetrate e insegna della pelletteria Ab Florence a Scandicci. Raffone è stato condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione, D’Alterio a 6 anni e 9 mesi. Il pm Christine Von Borries aveva chiesto rispettivamente per i due – arrestati nel febbraio 2017 – 9 anni e 6 mesi e 7 anni.

D’Alterio, imprenditore di origine napoletana residente da anni nel Pistoiese, tra l’altro noto per essere un campione mondiale di bocce, e D’Alterio, di Catania, furono arrestati nel febbraio del 2017 nell’ambito dell’inchiesta che poi ha portato al processo. Dietro gli atti intimidatori all’imprenditore fiorentino Andrea Bacci c’erano motivi economici: un credito da 270mila euro, messo a rischio dalla richiesta di fallimento per bancarotta della Coam, azienda controllata da Bacci.

Le indagini della Guardia di finanza hanno permesso di appurare che Bacci e l’amministratore della Coam, Fabio Bettucci, erano stati minacciati pesantemente da Raffone, che avrebbe agito per conto di D’Alterio. Fino ai colpi di pistola di avvertimento del 23 gennaio 2017. Tra la Coam e la Fcm di D’Alterio era stato raggiunto un accordo prima della richiesta di bancarotta: a parziale copertura del credito, Bacci avrebbe ceduto un appartamento in costruzione a Livorno. Al compromesso non fece seguito il contratto proprio per l’inchiesta della procura fiorentina che bloccò le trattative.

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