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Conti pubblici, Fmi rivede al rialzo la crescita italiana ma avverte: “Incertezza politica minaccia le riforme”

L'istituto di Washington ha rivisto all'1,5% la stima sull'aumento del pil nel 2018, ma la Penisola rimane ultima tra i Paesi dell'Eurozona. La disoccupazione è vista solo in lieve calo. "La fiducia e il sostegno popolare alle riforme", si legge nell'Outlook, "possono essere minati da una governance debole e da corruzione su vasta scala"
Conti pubblici, Fmi rivede al rialzo la crescita italiana ma avverte: “Incertezza politica minaccia le riforme”
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L’economia italiana andrà meglio del previsto nel 2018, ma rimarrà fanalino di coda dell’Eurozona. E l’incertezza politica post-elettorale aumenta i rischi per l’attuazione delle riforme, vista la possibilità che il prossimo esecutivo modifichi l’agenda. E’ l’avvertimento contenuto nel World Economic Outlook diffuso dal Fondo Monetario Internazionale, che ricorda ancora una volta come l’elevato debito pubblico italiano pesi sulle prospettive di crescita e debba essere ridotto. Rimane stabile, nelle previsioni dell’Fmi, il tasso di disoccupazione, vicino all’11% anche nel 2018. Il debito pubblico è visto in calo al 129,7% del pil nel 2018, dal 131,5% del 2017, e il calo dovrebbe proseguire nel 2019 quando il rapporto è dato al 127,5%.

Il tutto, però, a patto che il Paesi non abbandoni il percorso di aggiustamento. In Italia, così come in Spagna, “l’elevato livello del debito i trend demografici sfavorevoli richiedono un miglioramento del saldo primario strutturale per porre il debito in un percorso discendente”, ricorda il documento, evidenziando come “nell’area dell’euro, diversi paesi hanno esaurito il proprio spazio fiscale e dovrebbero procedere a un consolidamento favorevole alla crescita”. L’Fmi ne ha anche per la Germania, che “ha uno spazio fiscale che dovrebbe essere utilizzato per aumentare gli investimenti pubblici in aree che innalzerebbero la crescita potenziale migliorando la produttività e aumentando la partecipazione della forza lavoro delle donne e proveniente dalla recente immigrazione“. Secondo il Fmi, se Berlino investisse di più in aree che includono il potenziamento dell’infrastruttura digitale, l’assistenza all’infanzia e programmi di doposcuola, nonché la formazione e l’integrazione dei rifugiati nel mondo del lavoro, “faciliterebbe il riequilibrio della domanda all’interno dell’area valutaria comune”.

Quanto alla crescita, l’istituzione di Washington ha rivisto al rialzo le stime per la Penisola: dopo il +1,5% del 2017, il pil 2018 salirà dell’1,5%, ovvero 0,1% punti percentuali in più rispetto alle previsioni di gennaio. Per il 2019 la crescita viene confermata all’1,1%. Rispetto al World Economic Outlook di ottobre, le stime sono state riviste al rialzo di 0,4 punti per il 2018 e di 0,2 punti per il 2019. Non basta comunque per schiodare l’Italia dall’ultimo posto tra i paesi della zona Euro. La Germania crescerà infatti quest’anno del 2,5%, la Francia del 2,1% e la Spagna del 2,8%. La Grecia, stando alle stime, farà segnare un +2%. Madrid e Atene sono però alle prese con una disoccupazione molto più elevata di quella dell’Italia, dove il tasso dovrebbe calare al 10,9%, dall’11,3% del 2017, per poi scendere ulteriormente al 10,6% nel 2019. “In Italia – scrivono gli economisti del Fondo – una riforma delle contrattazioni per il salario consentirebbe una maggiore flessibilità a livello di impresa e dovrebbe aiutare ad allineare i salari con la produttività“.

Ma il Fondo lancia anche un avvertimento sullo scenario post-elettorale: “L’incertezza politica crea rischi nell’implementazione delle riforme” e “la fiducia e il sostegno popolare alle riforme possono essere anche minati da una governance debole e da corruzione su vasta scala, con ripercussioni sull’attività economica”.

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