Scuola

Scuole belle, nel Lazio senza stipendio da mesi 1.000 lavoratrici delle pulizie. E devono anche restituire soldi alle ditte

La convenzione con la Consip è stata risolta a fine 2017 a causa di inadempienze. E Il Miur ha bloccato i fondi. L’Ispettorato del Lavoro di Frosinone ha “suggerito” i pagamenti in surroga ai lavoratori, ma le società si sono appellate. I pochi presidi coraggiosi che hanno deciso di pagare con il bilancio della scuola rischiano che venga attaccato il loro patrimonio personale

Una bomba sociale pronta a esplodere nelle province di Frosinone e Latina. Quasi 1.000 lavoratrici – le donne sono oltre l’80 per cento – senza stipendio da mesi nell’ambito dell’appalto Consip per le pulizie nelle scuole, programma divenuto celebre con l’hashtag #scuolebelle. Non solo. Gran parte di loro si porta dietro addirittura un debito con le ditte aggiudicatrici del Lotto 5 a causa degli errori di organizzazione per l’impiego della cosiddetta banca ore, motivo per il quale il datore di lavoro nei mesi scorsi ha ottenuto diverse restituzioni rateali attraverso la cessione del quinto in busta paga.

Un massacro per persone i cui salari si aggirano intorno ai 1.000 euro, aggravata ancora di più dalla risoluzione della convenzione, avvenuta il 1 dicembre 2017, a causa di inadempienze ritenute “più rilevanti” della presunta turbativa d’asta (“condotta anti concorrenziale”) sulla spartizione degli appalti avvenuta negli altri lotti. Vittime di tutta questa situazione ovviamente le dipendenti, le loro famiglie, gli alunni e i professori. Ma anche i presidi, formalmente i concessionari degli appalti, alcuni dei quali in queste ore si stanno prendendo la responsabilità economica (personale) di firmare il pagamento in surroga – su input dell’Ispettorato del Lavoro – pur di non portare alla fame le lavoratrici, sebbene il Tar non si sia ancora pronunciato dopo il ricorso delle ditte.

IL BRACCIO DI FERRO DITTE-SINDACATI
Il braccio di ferro con i sindacati va avanti dal 2015, da quando Cgil, Cisl e Uil iniziano a denunciare “gravi inadempienze” contrattuali da parte dell’Ati composta dalla capofila Ma.Ca. e dalle consociate Servizi Generali e Smeraldo. In un verbale del Ministero dell’Istruzione datato 10 luglio 2015, si parla di “ritardi sia nell’assunzione dei lavoratori che addirittura casi di non assunzione”, di “riduzioni sostanziali ed unilaterali dell’orario individuale di lavoro”, “ritardi dei pagamenti degli stipendi” e “mancata o ritardata attivazione della banca ore”. In quella stessa sede, il consorzio ha denunciato “una bassissima percentuale di stipule di atti aggiuntivi, pari a circa il 15%, a cui si aggiunge la richiesta da parte dei dirigenti scolastici di iniziare le attività solamente al termine dell’attività didattica, comportando difficoltà organizzative e gestionali del servizio”. Giustificazioni giudicate dal Miur “non esaurienti e adeguate a fronte della gravità e della numerosità dei problemi manifestati dal tavolo”. Così, mentre le parti sociali contrastavano i datori di lavoro, i “tempi morti” in cui i dipendenti erano costretti a rimanere fermi hanno finito per ingigantire la banca ore di ognuno, costringendo alcune lavoratrici a contrattare con le ditte la restituzione del proprio salario. Si calcola, in proposito, un debito medio di ciascun addetta pari a circa 10 mesi di stipendio. Una situazione a dir poco drammatica.

APPALTO CONSIP: DUE PESI E DUE MISURE
Ma il peggio doveva ancora venire. Mentre in tutta Italia si faceva largo lo scandalo sulla spartizione dei 13 lotti fra Cns, Manutencoop, Roma Multiservizi e Kuadra, nel febbraio 2017 il Miur decideva di richiedere la risoluzione della convenzione per il Lotto 5 – senza che fosse mai stata applicata una penale – ottenendola ben 9 mesi dopo. Nel provvedimento Consip si legge che la condotta dell’Ati, definita “gravemente inadempiente” non possa “non essere considerata più rilevante rispetto alla condotta delle imprese che hanno influito sulla determinazione del prezzo di aggiudicazione con una condotta anticoncorrenziale”. Un principio applicato anche dal governo Gentiloni, che nell’ultima legge di Bilancio ha disposto la proroga per tutti i lotti tranne che per quello di Latina e Frosinone. Ma la toppa sembra peggio del buco.

IL RISCHIO DI STOP ALLE LEZIONI
Il risultato per le lavoratrici al momento è devastante. Il Miur ha bloccato i fondi che servono alle scuole per pagare le ditte appaltatrici, che ora stanno attendendo l’esito del ricorso. Nel frattempo, l’Ispettorato del Lavoro di Frosinone ha “suggerito” i pagamenti in surroga ai lavoratori, ma perché l’operazione vada a buon fine non dovrebbe esserci l’opposizione delle ditte, che invece si sono puntualmente appellate. I pochi presidi coraggiosi che hanno deciso di pagare i lavoratori con il bilancio della scuola potenzialmente rischiano che venga attaccato il loro patrimonio personale. Anche perché il consorzio continua a reclamare i “crediti” relative alla banca ore. Il prossimo passo, a questo punto, potrebbe essere lo sciopero a oltranza con interruzione del servizio, ipotesi che renderebbe le scuole inagibili dopo pochi giorni bloccando di fatto l’anno scolastico nelle due province.