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Giudice costituzionale Nicolò Zanon, la Consulta respinge le dimissioni

La Corte Costituzionale ha preso atto della sua autosospensione. Il giudice è indagato per peculato d'uso. L'ipotesi di reato nei suoi confronti riguarda l'utilizzo dell’auto di servizio e dei buoni carburante
Giudice costituzionale Nicolò Zanon, la Consulta respinge le dimissioni
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La Corte Costituzionale ha respinto le dimissioni presentate lunedì dal giudice Nicolò Zanon, che è indagato dalla Procura di Roma per peculato d’uso.  L’accusa riguarda l’utilizzo dell’auto di servizio e dei buoni carburante. La Consulta ha preso atto della sua intenzione di autosospendersi dalla partecipazione ai lavori della corte. “In attesa che la magistratura concluda l’indagine in corso per il reato di peculato d’uso, in relazione all’utilizzo dell’autovettura assegnatagli dalla Corte costituzionale in base al proprio regolamento oggi pomeriggio il giudice Zanon ha voluto informare la Corte sui fatti addebitatigli dalla Procura della Repubblica di Roma e spiegare le motivazioni che lo hanno indotto, nella serata di ieri, a presentare al Presidente della Corte le sue dimissioni dall’incarico di giudice, pur nella convinzione dell’insussistenza del reato“, si legge in una nota della Consulta.

“Fermo restando il pieno rispetto e la massima fiducia per il lavoro della magistratura e auspicando una rapida conclusione dell’iter giudiziario, la Corte costituzionale – prosegue la nota – conferma pieno rispetto e massima fiducia anche nei confronti del giudice Zanon. Perciò, pur comprendendo e apprezzando la sensibilità istituzionale dimostrata dal giudice con le sue dimissioni, motivate con un forte richiamo al rispetto dell’etica pubblica e della funzione ricoperta, la Corte, allo stato della procedura, ritiene di non accoglierle. La Corte prende atto dell’intendimento del giudice Zanon di sospendere, in questa fase, la sua partecipazione ai lavori del collegio”.

Avvocato, docente di diritto costituzionale alla Statale di Milano, Zanon era stato nominato alla Consulta nel 2014. Nel 2010 fu eletto, su indicazione del centrodestra, al Consiglio superiore della magistratura. Sempre al centrodestra e in particolare a Silvio Berlusconi è legato un altro precedente noto nella carriera del giudice costituzionale. Era il 2011 quando il Corriere della Sera scoprì che l’allora componente laico del Csm aveva ricevuto 25mila euro dal leader di Forza Italia. In piena bufera post-bunga bunga, uscirono fuori gli estratti conto dell’allora Cavaliere a olgettine e simili e tra le somme in uscita spuntarono anche i quasi 25mila euro devoluti al costituzionalista.

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