È arrivato a Torino quasi quattro anni fa e da allora la sua guida ha dato energie nuove anche alle mummie del Museo Egizio. Nel 2014 Christian Greco era l’unico under 40 a dirigere un grande museo italiano: merito della sua esperienza e delle sue capacità, della sua visione e della sue aperture. Qualità che gli hanno permesso di rilanciare il museo, tra i primi dieci in Italia, ma che ora gli hanno attirato le attenzioni della Lega Nord prima e di Fratelli d’Italia dopo, con il responsabile della comunicazione Federico Mollicone che domenica arrivava ad annunciare epurazioni: “Una volta al governo Fratelli d’Italia realizzerà uno dei punti qualificanti del proprio programma culturale che prevede uno spoil system automatico al cambio del ministero della Cultura per tutti i ruoli di nomina, in modo da garantire la trasparenza e il merito, non l’appartenenza ideologica”.

In poche righe l’esponente della destra inanellava una serie di errori senza sapere che il caso di Christian Greco non rientra tra le ipotesi ventilate. Nel 2014, a soli 39 anni, l’attuale direttore aveva vinto la gara per dirigere il museo torinese che raccoglie una collezione archeologica nata quasi due secoli fa, quando Torino era la capitale del Regno d’Italia e dai suoi palazzi partivano spedizioni in Egitto. Al bando pubblicato nel 2013 dalla Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, costituita dalla Città di Torino con la Regione Piemonte e due fondazioni bancarie private, avevano risposto ben 107 persone inviando il loro curriculum alla Praxi, società di consulenza specializzata nella selezione di manager. Dopo il primo vaglio di Praxi, sette candidati erano passati alla fase dei colloqui finali con la commissione di quattro esperti nominata dal cda della Fondazione, presieduto da Evelina Christillin.

Alla fine, il prescelto è stato Greco che, dopo quasi 17 anni all’estero, ha lasciato il suo incarico di docente all’Università di Leiden, migliore centro di egittologia dei Paesi Bassi, e quello al museo delle antichità di quella città ed è tornato in Italia. In Olanda Greco era arrivato nel 1997 per l’Erasmus come studente di lettere classiche all’Università di Pavia e del Collegio Ghislieri. Nel 1998, nella città lombarda, aveva ottenuto la laurea con lode in archeologia. Quindi era tornato a Leiden per restarci lavorando come receptionist in un albergo, ma anche guida del museo delle antichità di cui nel 2009 diventa curatore della sezione egizia e pure come insegnante di italiano e di lettere classiche. Nella cittadina olandese nel 2007 ottiene un’altra lode, quella del master in Egittologia dell’Università di Leiden e nel 2008 ottiene il dottorato di ricerca a Pisa.

Una volta tornato in Italia, l’ex cervello in fuga ha rilanciato il museo torinese coniugando nuove ricerche e scavi a iniziative per attirare visitatori all’interno del palazzo, completamente rinnovato negli allestimenti, con iniziative “pop”. Così l’Egizio, tra i primi dieci musei italiani, è passato dai 772.934 visitatori del 2015 agli 845.237 del 2017. Ora però viene preso di mira dalla destra per la promozione “Fortunato chi parla arabo” che permette ai cittadini di lingua araba di entrare in due al costo di un biglietto intero fino al 31 marzo. L’intenzione di Greco e del Museo Egizio è di mettere “un patrimonio museale che non appartiene alla cultura italiana” a disposizione di “coloro che in esso possono trovare radici, identità e orgoglio” e incentivare le visite dei “nuovi italiani”. Lanciata il 6 dicembre scorso, l’iniziativa ha suscitato innanzitutto irritazione tra gli esponenti della Lega Nord. Il leader dei Giovani padani, Andrea Crippa, ha fatto intasare i centralini del Museo Egizio dopo aver diffuso su Facebook il video di una telefonata all’ufficio informazioni e aver invitato i suoi “fan” a protestare. Tuttavia il video sarebbe “una deliberata messa in scena da parte del signor Andrea Crippa – informava a fine gennaio il museo – e contiene risposte inesatte e comunque in alcun modo riferibili ad operatrici dell’Ufficio Prenotazioni del Museo Egizio”. Intanto la Digos indaga.

Le spiegazioni fornite in quei giorni da Greco e dal museo non sono bastate però a mettere fine alle polemiche. A soffiare sul fuoco è stata la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che venerdì, accompagnata dai candidati torinesi Agostino Ghiglia e Augusta Montaruli, è andata davanti all’ingresso di via Accademia delle Scienze. Il direttore del Museo Egizio li ha incontrati cercando di ribadire l’intento e i principi, ma c’è stato poco da fare. L’aver risposto a ogni provocazione della Meloni in maniera sensata e cortese ha animato ancora di più i colonnelli della leader di Fratelli d’Italia che sono andati all’attacco dopo la solidarietà espressa dai comitati tecnico-scientifici per l’archeologia e per i musei e l’economia della cultura del Mibact. Intorno a Greco, però, hanno fatto quadrato sia l’amministrazione M5s della città, con l’assessora alla Cultura Francesca Leon che ha ricordato come “essere donne e uomini di cultura vuol dire costruire ponti, non innalzare muri”, sia quella della regione a guida Pd, con il presidente Sergio Chiamparino che ha lanciato uno slogan: “Christian Greco sempre, tengano giù le mani dall’Egizio”. “Il direttore è bravissimo”, ha quindi chiosato il ministro della Cultura Dario Franceshini lunedì mattina.

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