Ancorché il voto di ieri all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di condanna alla decisione statunitense di spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme capitale (che tale era e tale rimane) non sia un fulmine a ciel sereno, sorprendono invece i numeri di chi non l’ha condivisa: 21 Paesi assenti, 35 astenuti e 12 contrari; 128 Paesi favorevoli alla condanna, tra cui l’Italia ovviamente, che essendo stata sovente dalla parte sbagliata della storia, non ha voluto rinunciare alle tradizioni.

Tra i nuovi astenuti rispetto al passato alcuni Paesi europei storicamente a favore delle centinaia di risoluzioni dell’Assemblea generale contro Israele (che fanno la felicità di chi ha in antipatia lo Stato ebraico): Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Lettonia, Croazia. Si sono, poi, astenuti anche altri Paesi non europei, altrettanto a sorpresa: Ruanda, il Messico, il Malawi, la Colombia. Si è astenuta però anche l’Australia, storicamente vicina a Israele e Stati Uniti.

Ma soprattutto l’Inghilterra. Si sa che Matthew Rycroft, ambasciatore britannico, prima della votazione in Consiglio di sicurezza, aveva dichiarato che la decisione del presidente Usa Donald Trump di spostare l’ambasciata a Gerusalemme non avrebbe agevolato “le prospettive di pace nella regione”. Avendo noi in Italia un ottimo ex attore comico che è diventato leader politico, sappiamo che quello non è un itinerario senza ritorno, visto che l’altrettanto ottimo Rycroft potrebbe diventare uno dei migliori librettisti degli attori comici per la sua sensazionale battuta, perché solo a lui poteva venire in mente di dichiarare che ci sono prospettive di pace nella regione, proprio come in una pièce del teatro dell’assurdo.

Quanto all’Italia, il delegato al Consiglio di Sicurezza Sebastiano Cardi, aveva dichiarato in tale sede che lo status di Gerusalemme quale futura capitale dei due Stati è soggetto a negoziati fra Israele e Palestina, che gli Usa potrebbero giocare un ruolo cruciale al riguardo, e che l’Italia attende proposte per una sistemazione. Contrariamente a Rycroft, Cardi ha condannato almeno l’attacco coi missili da Gaza contro Israele; gli altri delegati invece sui missili di questi giorni hanno preferito tacere, forse ritenendo che agli ebrei un poco di missili in testa potessero addirittura far bene.

La notizia è che finalmente le Nazioni Unite e le sue Agenzie potranno liberamente affermare che Gerusalemme era più probabilmente una città dell’Honduras che una città ebraica. Quando si acquista la Bibbia e si leggono i libri sacri ebraici collocati prima dei Vangeli, scoprendo che in tutti i passaggi Gerusalemme è centrale, i numerosi odiatori potranno dire che si tratta di errori di stampa. Grazie a tutti i paesi votanti (insistiamo, Italia compresa), ormai si sa anche che spetta all’Onu decidere la strada e il numero civico delle ambasciate. C’è solo augurarsi che a noi, dato il peso specifico che abbiamo nel contesto internazionale per colpa di decisioni come questa, non spettino le periferie.

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