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Bitcoin, al via gli scambi di derivati a Chicago. Volano i prezzi dei contratti per scommettere sul valore futuro

Dall'avvio della seduta il prezzo dei future con scadenza 14 febbraio e 14 marzo è salito del 20%. Il sito della Chicago Board Options Exchange si è bloccato più volte per eccesso di traffico
Bitcoin, al via gli scambi di derivati a Chicago. Volano i prezzi dei contratti per scommettere sul valore futuro
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Il bitcoin debutta sui listini. Lunedì 11 dicembre al Chicago Board Options Exchange sono partite le negoziazioni di “bitcoin future”, cioè derivati che consentono di scommettere sull’andamento futuro sulla criptovaluta. Dopo l’avvio degli scambi, alla mezzanotte italiana, il valore dei contratti sui bitcoin a un mese, due mesi e tre mesi è salito a doppia cifra: i future con scadenza 14 febbraio e 14 marzo valgono ora oltre 19mila dollari, contro i 15.400 dell’apertura. Il traffico sul sito della Cboe, nelle prime fasi di scambio, ha causato il crash della piattaforma. Gli scambi verranno regolati ai prezzi d’asta della piattaforma Gemini gestita dai gemelli Cameron e Tyler Winkelvoss, noti per aver conteso a Mark Zuckerberg la proprietà intellettuale di Facebook avviando una causa legale finita nel 2008 con un risarcimento di 65 milioni di dollari a loro favore.

Il 18 dicembre un altro future verrà immesso sul Chicago Mercantile Exchange, il più importante per lo scambio dei prodotti finanziari derivati. Il bitcoin, creato nel 2008 dall’intuizione di un anonimo inventore conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Sakamoto, finora è sempre stato scambiato solo su mercati non regolamentati che sfuggono al controllo delle banche centrali e i cui meccanismi sono spesso poco trasparenti e sicuri. All’inizio del 2017 valeva circa mille dollari, ma nelle ultime settimane è esploso mettendo a segno un +1.500% in un anno.

Gli analisti sono divisi sul successo del bitcoin e molte delle grandi banche hanno espresso preoccupazione per la sua diffusione tra i risparmiatori. L’ultima è la Deutsche Bank, che inserisce il possibile crollo della criptovaluta tra i fattori di rischio sistemico nel 2018 per i mercati. Il timore è che siamo di fronte a una bolla che potrebbe scoppiare minacciando la stabilita del sistema finanziario. L’amministratore delegato di JPMorgan Chase Jamie Dimon è arrivato a definire il bitcoin una “truffa”, ma a settembre è emerso che il suo gruppo ne deteneva una grande quantità. C’è poi il rischio di furti da parte degli hacker. Solo nell’ultima settimana ben 70 milioni di bitcoin sono stati rubati dal sito NiceHash. Ma già nel 2014 quella che era la principale piattaforma di scambio, Mt.Gox, collassò per la perdita di 850mila bitcoin, pari allora a 450 milioni di dollari. Quanto al lancio dei derivati, chi sostiene la necessità di una regolamentazione ritiene che aumenterà la trasparenza del mercato e la liquidità. Ma molti sono scettici.

Il valore totale di tutti i bitcoin in circolazione, cioè la capitalizzazione di mercato, negli ultimi cinque anni è cresciuto fino a 262 miliardi di dollari da meno di 1 miliardo di dollari.

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