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Gerusalemme capitale, così Trump incendia il mondo arabo

Gerusalemme capitale, così Trump incendia il mondo arabo
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La scelta del presidente Donald Trump di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, rappresenta la pietra tombale al senso di giustizia e alla possibilità di costruire una pace duratura in Medio Oriente. Paradossalmente, la spiegazione è stata proprio quella di giungere alla pace; ma non ci può essere pace senza giustizia.

Riconoscere Gerusalemme come capitale è una scelta simbolica che ha un immenso significato politico. E’ la certificazione, qualora ce ne fosse bisogno, che gli Stati Uniti ritengono legittima l’occupazione illegale israeliana della Palestina. Una provocazione che farà incendiare il mondo arabo. La mia sensazione è che questa decisione di Trump miri proprio a far degenerare la situazione, in modo da rimodellare i confini d’Israele e l’influenza Usa nell’area.

Il recente (apparentemente atipico) avvicinamento tra Israele e Arabia saudita va verso questa direzione. L’obiettivo è l’Iran o meglio l’immenso giacimento di gas che condivide con il Qatar. Pochi giorni fa, nel quasi totale occultamento dei grandi mass media, Israele ha bombardato nuovamente la Siria, un paese sovrano. La “giustificazione” è stata che l’Iran stava costruendo una base militare. Ribaltando i punti di vista, cosa sarebbe accaduto se fosse stato l’Iran a bombardare Israele perché gli Usa volevano costruire una base? La stampa internazionale avrebbe reagito con isteria e l’Iran sarebbe stato bombardato massicciamente.

La situazione che si prospetta è davvero drammatica e nel nanismo internazionale della politica odierna, nessuna voce ha preso le difese dei palestinesi che subiscano la prepotenza israeliana e la loro occupazione territoriale più volte condannata anche dall’Onu.

L’unica voce credibile che si è alzata contro la scelta di Trump è stata quella di Papa Francesco. All’udienza del mercoledì ha spiegato: “Il mio pensiero va ora a Gerusalemme. Al riguardo, non posso tacere la mia profonda preoccupazione per la situazione che si è creata negli ultimi giorni e, nello stesso tempo, rivolgere un accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite”.

Tuttavia, temo che per poter far riflettere il presidente Usa e fargli intendere l’ingiustizia commessa, non sia sufficiente la voce del Papa, ma serva solo un miracolo.

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