L’annuncio è arrivato. Gli Stati Uniti riconoscono Gerusalemme capitale dello Stato di Israele. L’ambasciata Usa per il momento rimane a Tel Aviv, ma sono state avviate le procedure per trasferirla nella Città Santa. Alle 13 ora di Washington, le 19 in Italia, Donald Trump ha tracciato la nuova strategia della sua amministrazione nella gestione del conflitto israelo-palestinese. Non si tratta di una presa di posizione sullo status finale di Gerusalemme, ha specificato il capo della Casa Bianca, che ha annunciato di voler continuare a privilegiare nei colloqui la soluzione dei due Stati.

“E’ il momento di riconoscere ufficialmente Gerusalemme come capitale di Israele”, ha esordito Trump,  “Israele è una nazione sovrana e ha il diritto di determinare la propria capitale”. La decisione, ha detto il capo della Casa Bianca, “andava presa da tempo. I miei predecessori hanno sempre fatto la promessa in campagna elettorale e non l’hanno mai mantenuta, io oggi la mantengo“. Quindi il miliardario newyorkese passa ad elencare le motivazioni della decisione: “Non possiamo risolvere i nostri problemi ripetendo le strategie fallimentari del passato. Le vecchie sfide necessitano di nuovi approcci, l’annuncio di oggi rappresenta un nuovo approccio al conflitto israelo-palestinese”. “Questa decisione non vuole riflettere l’abbandono dell’impegno per un accordo di pace durevole – ha proseguito – noi vogliamo un accordo per israeliani e palestinesi, non stiamo prendendo posizione su nessuno status finale“.

“Gli Stati Uniti restano impegnati a raggiungere un accordo di pace accettabile per israeliani e palestinesi – ha detto ancora Trump – intendo fare tutto ciò che è in mio potere per arrivare a un’intesa”. “La pace non è mai al di fuori della portata di chi vuole raggiungerla, quindi oggi chiediamo calma, moderazione e tolleranza affinché ciò prevalga su chi semina odio. I nostri figli devono ereditare il nostro amore e non i nostri conflitti”, ha detto ancora Trump, che si è soffermato sull’impegno degli Stati Uniti “nel facilitare un accordo di pace che sia accettabile per entrambe le parti”.

“Io – ha assicurato – intendo fare tutto ciò che è in mio potere per aiutare a trovare tale accordo. Senza dubbio Gerusalemme è una delle questioni più delicate in questi colloqui, e gli Usa appoggeranno una soluzione a due Stati. Nel frattempo chiedo a tutte le parti di mantenere lo status quo e Gerusalemme sede sacra, compreso il Monte del tempio, e la nostra più grande speranza è quella della pace”, ha detto. “Ribadisco l’impegno della mia amministrazione – ha detto ancora il presidente americano – per un futuro di pace e sicurezza per la regione. Naturalmente ci saranno dei disaccordi su questo mio annuncio ma abbiamo fiducia che cercando di risolverli arriveremo alla pace”, ha concluso.

“Questo è un giorno storico”, il commento del premier israeliano, Benjamin Netanyahu. “Condivido l’impegno di Trump nel portare avanti la pace tra israeliani e tutti i nostri vicini, inclusi i palestinesi”. “Continueremo a lavorare con Trump e il suo team per realizzare quel sogno di pace“, ha aggiunto.

Di segno opposto, ovviamente, il commento dell’Autorità Nazionale Palestinese: “La decisione significa che gli Stati Uniti hanno abdicato al loro ruolo di mediatori della pace in Medioriente”, ha dichiarato il presidente Abu Mazen in un discorso diffuso dalla tv palestinese.

Fredda la reazione delle Nazioni Unite: “Non c’è alternativa alla soluzione a due Stati. Non c’è un piano B“, lo status finale di Gerusalemme deve essere deciso in negoziati diretti tra Israele e palestinesi, ha dichiarato il segretario generale, Antonio Guterres.

Critica anche la Turchia: “Chiediamo all’amministrazione degli Stati Uniti di riconsiderare questa decisione sbagliata che potrebbe risultare in esiti fortemente negativi e di evitare passi imprevisti che danneggerebbero l’identità multiculturale e lo status storico di Gerusalemme”, si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri di Ankara. Negativa anche la reazione dell’Iran. “La decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele – dice il ministro degli Esteri di Teheran – inciterà i musulmani e infiammerà una nuova intifada, incoraggerà l’estremismo e il comportamento violento la cui responsabilità ricadrà sugli Usa e sul regime sionista“.

Il governo egiziano ha espresso “estrema preoccupazione” per le “ripercussioni sulla stabilità” del Medio Oriente: “Queste decisioni unilaterali violano la legittimità delle risoluzioni internazionali e non cambieranno la status legale della città di Gerusalemme che è sotto occupazione“, si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri del Cairo.

La decisione ha aperto “le porte dell’inferno per gli interessi americani nella regione”, ha dichiarato Ismail Radwan, esponente del movimento islamista palestinese Hamas, nel corso di una conferenza stampa nella Striscia di Gaza. Radwan ha quindi invitato i Paesi musulmani a “tagliare i rapporti economici e politici” con le ambasciate statunitensi e ad espellere gli ambasciatori americani.

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