Dopo la conferenza di oggi appare più chiaro perché il gruppo PSA, da poco uscito da un virtuoso piano di risanamento, abbia voluto acquistare un’azienda con quasi 20 anni di bilanci in rosso alle spalle: lo scopo è quello di diventare un gigante europeo per essere presto un colosso globale. “Together we are stronger”, come ha detto la dirigenza. Un nuovo marchio (2 se si considerà Vauxhall) con cui ottimizzare le economie di scala e la presenza sui mercati. A chi si chiede come farà PSA a convincere i tedeschi a comprare Opel francesi ha risposto lo stesso Tavares: sarà soprattutto una questione di “germanizzazione” del prodotto, specie in termini di design e tecnologia. Del resto i consumatori teutonici hanno comprato meccaniche GM (o di derivazione Fiat) per anni, senza batter ciglio.

Il problema però è un altro: per Opel mettere in campo auto che non siano elettrificate è “irresponsabile” per il futuro della compagnia. Ma né Opel né PSA sono campionesse in tema di mobilità ibrida o elettrica: i francesi hanno fallito la sperimentazione dell’hybrid-diesel mentre i tedeschi hanno beneficiato di tecnologie elettrificate General Motors (l’elettrica Opel Ampera-e altro non è che una Chevrolet Bolt rimarchiata). E con una Opel in rosso e PSA che si è appena svenata per acquisirla, l’impressione è che non siano poi molti i capitali da poter investire nella ricerca sull’elettrificazione.

Per questo la vera domanda da porsi è se negli accordi di cessione di Opel a PSA, gli americani non abbiano messo sul tavolo la loro competenza elettrica e se si a quali condizioni: usufrutto gratuito per qualche anno? Royalties agevolate? Condivisione dei costi di sviluppo? Al momento non è dato saperlo. Tuttavia il fatto che Rüsselsheim possa diventare un centro di sviluppo per la tecnologia delle celle a combustibile fa pensare parecchio: tolta Toyota, che pensa ai propri affari dall’altra parte del mondo, attualmente proprio GM sta investendo nella costosa ricerca sulle fuel cell… che sia questo un indizio?

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