PALERMO – Le elezioni regionali in Sicilia? “Non è un voto politico, è un referendum: di qua o di là”. L’astensionismo? “È un alibi, una giustificazione”. E se dovessero perdere? “Ho già pronta una scatola enorme di Maalox. Poi ci vediamo sulla spiaggia di Mondello e facciamo una festa, facciamo un fuoco con quell’assessore lì”. E quell’assessore lì è Angelo Parisi, indicato in giunta da Giancarlo Cancelleri e finito nella bufera per aver promesso a Ettore Rosato su twitter: “Se questa legge (il Rosatellum ndr) sarà cassata dalla Consulta verrà i bruceremo vivo”. Finisce con un buffetto ai suoi l’ultimo comizio elettorale di Beppe Grillo nella chiusura delle campagna elettorale per le elezioni siciliane. Davanti al teatro Massimo di Palermo, in una piazza Verdi colma di gente, il fondatore del Movimento 5 Stelle parla per meno di mezz’ora, dopo gli interventi di Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e – ovviamente – dell’aspirante governatore Cancelleri.

“Questo movimento è stato fondato da me e da suo padre: ora continua con lui e con gli altri e con me in pensione”, è l’esordio di Grillo, sottobraccio a Davide Casaleggio, che ha rotto il silenzio solo per ricordare quando nel 2012, il padre Gianroberto accompagno Beppe nella mitologica traversata dello Stretto: l’ex comico a nuoto e lui su una barca. “Non sapeva nuotare, ma è venuto a fare campagna per l’unica volta in occasione di elezioni regionali perché per lui la Sicilia era importante”, è praticamente l’unica frase del figlio di Casaleggio. “Era terrorizzato ma io non lo guardavo: se lo guardavo ridevo e bevevo”, è la prima battuta di Grillo. Era il 2012 e il Movimento 5 Stelle era ancora fermo a percentuali minime in tutto il Paese. Quel 18% alle regionali siciliane di cinque anni fa furono il primo exploit che preparò il risultato delle politiche del 2013. Un lustro dopo i pentastellati rilanciano: e puntano a fare della Sicilia la prima Regione a cinque stelle d’Italia, quando dalle elezioni nazionali mancano solo pochi mesi.

“Chi siete voi siciliani? Chi siete voi? Avete avuto tutto, l’intelligenza di Majorana, la profondità di Pirandello, la cattiveria di Riina, il senso del potere di Provenzano. Siete autonomi o no? Siete stati liberati o no? È da 100 anni che raccontano la storia della liberazione dei garibaldini ed è da 100 anni che vi prendono per il culo”, dice Grillo, che poi prova a mettere le mani avanti coi giornali: “Farò felice Il Fatto, Ilfatto.it o la Repubblica se sbaglierò, li farò contenti. Ci faranno dei titoli come quando ho sbagliato uno Stato”. Il riferimento è per l’errore commesso la settimana scorsa a Catania, quando ha confuso Luanda, in Angola, con Lagos, in Nigeria, come simbolo della città del futuro. “Ho sbagliato tra Nigeria e Angola, è vero, meno male che i giornalisti sono precisi. Sapete perché i giornalisti non inciampano mai? Perché strisciano“, attacca poi il fondatore del Movimento 5 Stelle, rilanciando una vecchia battuta che faceva su Bruno Vespa.

Poi parla dei due nemici principali di Giancarlo Cancelleri: da una parte il centrodestra, dall’altro l’astensione. “Non ci sono avversari: Berlusconi viene qua e vi dice porterà la legalità in Sicilia, ecco da chi l’aveva presa.  Non so se vincere o non vincere, ma noi siamo contro queste persone: il loro è istinto di sopravvivenza, marcano il territorio come i cani”, dice rivolto alla coalizione di centrodestra guidata da Nello Musumeci, avanti – ma di pochissimo – nei sondaggi rispetto a Cancelleri.

Un dato importante che peserà nel voto finale sarà soprattutto il non voto: l’astensione è data al 54%. “Non è un reato non andare a votare. Il fatto di non andare è per crearsi un alibi: chi dice ‘tanto è la stessa cosa’ si crea un alibi, una giustificazione. E io non gliela voglio dare questa giustificazione perché noi non siamo uguali agli altri: vi sembro uguale a Micciché? Quindi fate finta di andare a votare per Musumeci e poi mettete una X sul simbolo del Movimento 5 Stelle”, è l’invito di Grillo che considera il rapporto tra Sicilia e Italia come quello tra Londra e la Gran Bretagna. “I londinesi – spiega il fondatore del M5s – hanno detto agli inglesi: se ci fate incazzare, noi usciamo dalla Gran Bretagna perché sono loro che portano avanti economicamente il Regno Unito. È il tempo delle città Stato, lo Stato si è disgregato. Voi siete una città-Stato, siete una Regione autonoma“. Infine il commiato con citazione di Casaleggio, che suona come l’ennesimo passaggio di testimone: “Io e il papà di Davide ci abbiamo messo il cuore e lui anche la vita. Io cercherò di rifarmi una vita con i miei spettacoli. Se pagherete il biglietto”.

Parla di futuro, ma molto più vicino, anche Pierluigi Bersani, che nel pomeriggio è arrivato in città per chiudere la campagna elettorale di Claudio Fava. “Dopo il voto in Sicilia sentiremo Renzi che dice ho perso, bisogna riflettere? Non credo. Mai sentito. Mai fatta una riunione sulla sconfitta a Roma, perché bisogna rimuovere. Quindi tocca a noi andare a risvegliare il popolo di sinistra perché basta scimmiottare. Se uno mi dice ‘meno tasse per tutti’ è Berlusconi. Combattiamo un po’, mica stiamo li’ a pettinare le bambole”, ha detto l’ex segretario del Pd che ha anche attaccato la legge elettorale, promulgata da poche ore dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “È stata fatta per tirare la volata alla destra ed eventualmente fare il grande inciucio”. Curiosamente, le piazze scelte da Mdp (Bologni) e dal M5s (Verdi) per i comizi di Bersani e di Grillo distano pochi centinaia di metri. E infatti l’ex segretario del Pd ha incrociato Di Battista e Di Maio per strada, in via Maqueda. “C’è Bersani”, dice ai suoi il deputato pentastellato che riceve una pacca sulla spalla da Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana. Cancelleri ferma la bici e stringe la mano a Bersani, Di Maio sorride. Il pensiero corre veloce ai rumors degli ultimi giorni: il Movimento 5 Stelle che vince le elezioni ma senza maggioranza all’Assemblea regionale siciliana e i deputati eletti con Fava pronti a sostenere eventuali proposte di legge.  “I 5 stelle interpretano un disagio e hanno dentro anche elementi di novità che pero’ non vengono portati da nessuna parte. In questo movimento pigliatutto c’è dentro un germe di autoritarismo, ma ci sono anche delle esigenze che bisogna sapere interpretare da sinistra”, ha detto Bersani ai giornalisti. Quasi un messaggio ai suoi. “Se son rose fioriranno”, sorride un dirigente della sinistra.

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