L’Italia è spaccata in tre non solo politicamente, ma anche geograficamente. Il Nord è tornato quasi completamente in mano al centrodestra e il successo dei referendum autonomisti, in particolare in Veneto, lo anticipa. Il Sud sta scivolando piano piano in gran parte in mano al Movimento Cinque Stelle. Alle forze di centrosinistra e in particolare al Pd restano solo le Regioni rosse e in particolare Emilia Romagna, Toscana e Umbria. L’elaborazione è di Ipsos, l’istituto guidato da Nando Pagnoncelli, ed è stata pubblicata dal Corriere della Sera. Un sondaggio che registra almeno altre due tendenze. La prima: l’avanzata del centrodestra che in 5 mesi guadagna 6 punti (e 10 seggi) e l’arretramento dei partiti più grandi, Pd e M5s, che nello stesso periodo perdono rispettivamente 5 e 3 punti. Secondo aspetto: per effetto del Rosatellum, il Pd a sorpresa oggi prenderebbe molti meno seggi dei Cinquestelle anche nella parte uninominale, che finora sembrava un punto debole del M5s perché ha spesso candidati poco riconoscibili (un fenomeno che secondo Pagnoncelli è attenuato dal divieto di voto disgiunto).

L’avanzata del centrodestra, il calo di Pd e M5s
Il dettaglio delle forze politiche dice che il primo partito resta il M5s, nonostante una flessione costante dall’inizio di giugno ad oggi, dal 30,6 al 27,5 di oggi. Subito dietro viene il Pd si ferma al 25,5, con un crollo di quasi un punto e mezzo dal 21 luglio e di 5 rispetto al 26 maggio. Pagnoncelli spiega che l’iniziale stabilità del partito nei consensi era dovuta allo stile del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ma poi la mancanza di punti di riferimento e anche alcune tensioni o passi falsi hanno provocato un “progressivo allontanamento degli elettori”. Tra gli esempi che fa il sociologo anche lo slittamento dello ius soli oltre allo scontro sul governatore della Banca d’Italia. L’exploit è invece quello di Alternativa Popolare che dopo mesi di depressione risale oltre la soglia di sbarramento e si ferma al 3,1.

I partiti che crescono sono senza dubbio a destra. Forza Italia aumenta di quasi 3 punti in 5 mesi, dal 13,2 di fine maggio al 16,1 di oggi. In questo modo è compiuto un nuovo sorpasso con la Lega Nord, che si assesta al 15,2 con un incremento di 2,8 punti percentuali sempre rispetto alla fine di maggio. Stabili invece i Fratelli d’Italia, che erano al 4,6 e ora sono al 4,5.

La sinistra, infine. Dopo una crescita anche significativa durante l’estate che l’aveva portato a sfiorare il 4 per cento, l’Mdp torna sotto al 3 (2,8), mentre torna a crescere Sinistra Italiana al 2,6.

Secondo un’osservazione superficiale, dunque, M5s e Pd perdono insieme circa 8 punti che vengono però riassorbiti quasi per intero dal centrodestra, inteso per estensione: un punto lo prende Ap (probabilmente si tratta di elettori che oscillano tra Alfano e Renzi), quasi 3 punti li prende la Lega Nord e altri tre punti li prende Forza Italia.

Le forze in Parlamento
Con queste cifre il Rosatellum248 seggi al centrodestra, 178 al M5s, 162 al centrosinistra (inteso come Pd e Ap), 25 alla Sinistra e i restanti 4 ad altre forze politiche minori. Nel centrodestra 109 deputati sarebbero eletti con il maggioritario uninominale (cioè i collegi dove chi arriva primo prende tutto), mentre nel proporzionale Forza Italia conquisterebbe 63 eletti, la Lega 59, Fratelli d’Italia 17. I Cinquestelle a Montecitorio raccoglierebbero 71 parlamentari con l’uninominale più altri 107 con i listini del proporzionale. Nel centrosinistra il Pd prenderebbe 100 seggi dal proporzionale, mentre Ap 11; nell’uninominale metterebbero insieme solo 51 deputati. I 25 parlamenti della Sinistra sarebbero tutti dal proporzionale.

Nord alle destre, Sud ai Cinquestelle
L’analisi sui collegi uninominali è stata effettuata da Ipsos sulla base di oltre 55mila interviste, quindi molto larga, ma – precisa Pagnoncelli – in assenza delle candidature vere e proprie che potrebbero cambiare di molto l’equilibrio. Al Nord il Pd secondo Ipsos conquisterebbe 9 seggi su 91, un risultato già emerso in altri sondaggi e simulazioni, anche tra quelle in mano ai parlamentari democratici. Il centrodestra non farebbe proprio cappotto ma poco ci manca: sugli stessi 91, infatti, 71 sarebbero di candidati di Fratelli d’Italia, Forza Italia e soprattutto Lega. Oltre al Trentino le uniche due Regioni in cui il centrosinistra sarebbe la prima forza nella parte maggioritaria sarebbero Toscana e Emilia Romagna. Al Sud, invece, soffierebbe il vento dei Cinquestelle. Il Movimento nelle Regioni del Sud raccoglierebbe 48 seggi su 78. In particolare il successo sarebbe conclamato in Sicilia (15 su 19), Puglia (11 su 15), Campania (11 su 22) e Sardegna (4 su 6).

La maggioranza che non c’è
Fatti tutti questi ragionamenti, ciò che resta è che anche in questa nuova simulazione ciò che manca è una maggioranza, una qualsiasi. Detto che al centrodestra mancherebbero settanta voti per superare la sufficienza dei 316, non rimane che fare il solito calcolo sulle larghe intese. Ma anche in questo caso la matematica non sostiene nessuna volontà politica: i 162 deputati di Pd e Ap insieme ai 63 di Forza Italia metterebbero insieme 215 parlamentari. Anche se ipotizzassimo – con uno slancio di generosità – che dei 109 deputati conquistati dal centrodestra nella parte maggioritaria metà fossero berlusconiani, si arriverebbe a circa 260-270 deputati pronti alla grande coalizione. Per arrivare a 315 però la strada sarebbe ancora molto lunga.

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