L’immigrazione può essere spiegata ai bambini in due modi.

Il primo è quello di affidarsi a un sussidiario italiano, dove ai bambini viene spiegato che gli italiani che emigrano all’estero sono “cervelli” in fuga, “persone capaci e preparate che potrebbero contribuire allo sviluppo dell’Italia” e invece contribuiranno allo sviluppo di un altro paese: “un danno per l’Italia”. E che la definizione di cervelli in fuga e di persone capaci e preparate non si addice agli stranieri che emigrano in Italia. Di questi, “molti” sono “Clandestini” – termine discriminatorio, come ha riconosciuto anche il tribunale di Milano che ha condannato la Lega Nord: “Molti vengono accolti nei centri di assistenza per i profughi e sono clandestini, cioè la loro permanenza in Italia non è autorizzata dalla legge”, si legge nel libro di testo delle edizioni Il Capitello: “Perciò la loro integrazione è difficile: per motivi economici e sociali, i residenti talvolta li considerano una minaccia per il proprio benessere e manifestano intolleranza nei loro confronti”.

Molti? Sicuro? Dei sei milioni di stranieri immigrati in Italia, la stragrande maggioranza è regolarmente residente: 5 milioni e 29mila. Sono persone che lavorano, studiano, pagano le tasse e – come amano ricordare il presidente dell’Inps, Confindustria, l’Istat, rappresentano una risorsa economica irrinunciabile perché ci pagano le pensioni, fanno crescere il Pil, assicurano il ricambio generazionale, sono dunque, in termini economici e sociali, un netto vantaggio a riparo del “danno” inferto dalla fuga dei cervelli. A questi vanno aggiunti altri 410mila migranti  (fonte: Ismu) che, pur non essendo residenti, hanno un regolare permesso di soggiorno.

I “regolari” sul totale dei sei milioni sale quindi a cinque milioni e 439 mila. Ci sono poi 174 mila stranieri (fonte: ministero dell’Interno) presenti nei centri del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), anch’essi regolari poiché – per legge – nel diritto di chiedere la protezione che la Costituzione assicura gli stranieri ai quali, nei paesi d’origine, venga negato l’esercizio delle libertà democratiche.

Quanti di loro otterranno asilo? Le autorità italiane impiegano uno o due anni per esaminare ogni singolo caso. Per l’Eurostat, nel 2016, L’Europa ha però accolto la maggioranza delle richieste d’asilo: tre su cinque.  L’Italia, al contrario, una minoranza: il 39 per cento. Il 61 per cento dei richiedenti asilo in Italia rimarrà un immigrato irregolare, la cui presenza totale sul territorio italiano è stimata dal Rapporto annuale sulle Migrazioni dell’Ismu in 435mila persone. Gli irregolari sono dunque appena l’otto per cento sul totale degli stranieri presenti in italia, percentuale di parecchio inferiore a quella degli immigrati italiani irregolari che si sono stabiliti a Londra: solo la metà di quelli che sono andati a lavorare nel Regno Unito da più di un anno si è iscritto all’Anagrafe degli Italiani all’estero, come richiederebbe la legge.

L’altro modo di spiegare l’immigrazione ai bambini è quello di aprire un sussidiario francese: “Nelle pagine dedicate alla spiegazione del fenomeno migratorio gli immigrati vengono descritti come risorse, si dà conto del vantaggio economico che arrecano alla Francia e al paese d’origine attraverso i trasferimenti, si descrivono le sofferenze affrontate durante il viaggio e i motivi che inducono le persone alla fuga: i disastri ambientali, le guerre, i mutamenti climatici, le persecuzioni”. Lo racconta un papà italiano, che è balzato sulla sedia quando ha visto le pagine del sussidiario delle edizioni Il Capitello.


Ha immediatamente postato su Twitter quelle del libro delle medie di sua figlia, che vive in Francia: “Io lavoro a Bologna, faccio avanti e indietro con la francia per stare con la piccola e spesso facciamo i compiti al telefono. Mi manda le pagine del libro, le leggo, poi ripete. Il sussidiario francese dà conto di quanti migranti sono morti nel Mediterraneo (i morti alle frontiere triplicati dal 1993 al 2012, dato al quale fa riferimento il sussidiario francese: da duemila e seimila) e perfino di quanto spende l’Unione europea per Frontex o per il filo spinato per chiudere le frontiere”.

“Chiedo alla ministra Fedeli di convocare una tavola rotonda collettiva con esperti/e, scrittori/scrittrici, attivisti per creare una vera scuola interculturale”, interviene la scrittrice Igiaba Scego, impegnata nella battaglia contro i pregiudizi razziali: “Dobbiamo diventare meno eurocentrici e più globali. Perché l’Italia merita di essere parte di un mondo che si mescola e produce bellezza”.

A chi non risiede in Francia suggerisco un viaggio a Roma questo fine settimana, con tutta la famiglia. L’antirazzismo spiegato ai bambini è al centro di Impunita Fest, il festival della cultura critica dell’infanzia. L’apertura, venerdì 27, è dedicata al tema delle migrazioni, con un ricordo di Simonetta Salacone, preside della scuola Iqbal Masih. Sabato ci sarà Eraldo Affinati, promotore come Igiaba Scego dell’appello per lo ius soli e fondatore della scuola gratuita di italiano per stranieri Penny Wirton che ha sedi in tutta Italia.

Ps. Vita.it ha pensato di interpellare Livio Neri, avvocato esperto in materia e membro di Asgi, Associazione studi giuridici sull’immigrazione, chiedendogli un favore: riscrivere il paragrafo contestando usando una terminologia più corretta e restituendo meglio la realtà delle cose. Eccolo:

Il numero di cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale è piuttosto stabile da alcuni anni. Sono tuttavia aumentati gli arrivi di profughi, persone in fuga da violenze e persecuzioni personali, che poi fanno domanda di “asilo politico” in Italia; tali domande sono presentate in particolare da chi arriva da Paesi dell’Africa Subsahariana, ma anche da Pakistan e Bangladesh. I richiedenti asilo hanno diritto all’accoglienza, offerta loro in strutture di varia natura. Non si tratta di irregolari o “clandestini”, senza documenti in regola. Le persone immigrate hanno spesso maggiori difficoltà a reperire alloggi sul mercato, a volte anche per pregiudizi nei loro confronti, i quali possono condurre a discriminazioni che rischiano di compromettere la corretta integrazione tra popolazione straniera e locale

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