Sale ancora la tensione tra Madrid e la Catalogna in vista del referendum per l’indipendenza, che vedrà i catalani andare alle urne il prossimo 1 ottobre. Sempre che il governo centrale lo permetta. Visto che, dopo la denuncia della procura spagnola nei confronti del presidente Carles Puigdemont e dei suoi ministri, la Corte costituzionale spagnola ha sospeso la legge catalana che definisce il quadro giuridico per la formazione di uno Stato indipendente. Puigdemont ha però già indicato che andrà avanti comunque in nome della “nuova legalità catalana”.
La procura spagnola – che negli scorsi giorni aveva ordinato alla Guardia Civil di fare irruzione nelle tipografie dove vengono stampate le schede – ha inoltre ordinato alla polizia catalana di sequestrare ogni materiale destinato a essere usato per il referendum e ha convocato il capo dei Mossos d’Esquadra Josep Lluis Trapero, considerato vicino al fronte indipendentista, dopo l’ordine impartito dall’Alta corte dello Stato spagnolo alla polizia di impedire l’organizzazione del voto. Il ruolo degli agenti catalani, che dipende dal governo della Catalogna, appare cruciale per la tenuta dell’appuntamento del prossimo 1 ottobre.
La decisione dell’Alta corte iberica arriva dopo la precedente bocciatura della legge voluta dal parlamento catalano per la convocazione del referendum. Le norme sono state approvate da Barcellona lo scorso mercoledì ma sono state ritenute illegali, mentre i giudici dovranno considerare se violano la costituzione iberica del 1978. Solo un accordo con Madrid sull’organizzazione di un referendum concordato sull’indipendenza della Catalogna potrebbe fermare quello unilaterale, ha detto ieri pomeriggio ai cronisti Puigdemont dopo la manifestazione indipendentista della Diada: “Il governo spagnolo annunci come e quando i catalani possono votare – ha aggiunto il presidente – sarebbe l’unico modo per fermare il referendum”.
Il premier spagnolo Mariano Rajoy, che ha promesso di impedire “con ogni mezzo” il voto, ha già categoricamente escluso qualsiasi negoziato su un referendum di autodeterminazione catalano in nome del principio dell’unità della Spagna. L’8 settembre scorso il presidente della Catalogna e i ministri del governo regionale che hanno firmato il decreto di convocazione, oltre che la presidente del parlamento catalano Carme Forcadell e quattro membri della presidenza sono stati denunciati per “disobbedienza”, abuso di potere, malversazione di danaro pubblico per i costi del referendum. Rischiano gravi condanne fino anche al carcere.
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