I razzistelli e fascistelli che spuntano e crescono come funghetti velenosi e maleodoranti dalle peggiori viscere della nostra società hanno di che essere soddisfatti. L’operazione di polizia del 24 agosto nei confronti dei rifugiati e richiedenti asilo accampati a Roma in piazza Indipendenza costituisce una vera e propria manifestazione di odio nei confronti dei migranti, sia perché di pelle nera sia, soprattutto, perché poveri e disperati. Annientare i poveri costituisce l’ultimo grido delle mode in voga nella classe politica di vario orientamento, sia essa berlusconiana, leghista, pentastellata, o piddina. La polizia italiana rinverdisce le sue peggiori tradizioni di essere forte con i deboli e debole con i forti. C’è davvero da rabbrividire a sentire quel funzionario che incita i suoi uomini a “spezzare qualche braccio se necessario”.

Non si illudano tuttavia i maleodoranti funghetti razzisti. Oggi lo Stato di polizia fa le sue prove contro i più deboli fra i deboli, ma ben presto, si prevede a partire dall’autunno, il ministro dell’Interno Marco Minniti e chi ne prenderà il posto, sia esso di osservanza ancora piddina, ovvero berlusconiana, ovvero pentastellata, dirigerà la sua azione contro chiunque si ribelli all’attuale ingiusto ordine economico, politico e sociale che violenta e insulta ogni giorno la Costituzione repubblicana. A prescindere dal colore della pelle, mai ovviamente dal contenuto del portafoglio. I suprematisti de noantri, mediamente male in arnese da tutti i punti di vista, potrebbero quindi farne a loro volta le spese.

Di fronte a scene di violenza poliziesca viene da chiedersi chi e perché abbia scatenato questo inferno inutile e ingiustificato. Da dove sia partito l’ordine di sgombero di un’occupazione che esisteva oramai da quattro anni e al cui interno sopravvivevano persone cui lo Stato italiano sarebbe tenuto a concedere asilo per impegni solennemente sottoscritti in sede internazionale. Pare che ci sia sotto il solito intento speculativo in puro stile italiano. Da una parte le legittime pretese di persone che, come tutte le altre, necessitano dei diritti fondamentali, tra i quali quello a un’abitazione civile, dall’altro le illegittime ansie di profitto del solito Fondo d’investimento. Lo Stato italiano e la grande maggioranza delle forze politiche sono, come sempre, dalla parte della finanza antisociale. Minniti e le sue truppe hanno quindi agito per proteggere un qualche proprietario e un qualche intento speculativo senza minimamente preoccuparsi di dare una sistemazione qualsivoglia a centinaia di persone. Del resto, la parola d’ordine gridata dal funzionario spaccabraccia di cui sopra era chiara: “Questi devono sparire”.

Eppure la povertà che questa società e questo governo al servizio degli interessi costituiti generano ogni giorno di più in tanti settori di popolazione non può essere nascosta come la cenere sotto il tappeto. Prima poi verrà fuori ed esploderà con molta forza. La valvola di sfogo che i razzisti di vario orientamento politico indicano è quella dei migranti, quasi che fossero i migranti i responsabili della perdita di potere d’acquisto dei salari, del peggioramento dei servizi sociali, della mancanza di case, ecc. Un ideale specchietto per le allodole e gli allocchi che blaterano di piani di sostituzione della popolazione, senza capire (del resto è noto che gli allocchi non brillano in genere per intelligenza) che sono almeno 30 anni che in Italia è atto un gigantesco attacco alle condizioni di vita delle classi lavoratrici.

E, soprattutto, senza capire che per respingere questo attacco è necessaria l’unità fra tutte le frazioni di queste classi, compresi migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Altro che sostituzione etnica, in Italia è in atto da tempo la sostituzione di quelle che erano persone e classi sociali consapevoli e dignitose con una massa di servi decerebrati, pronti ad ingoiare passivamente qualsiasi ricetta venga loro propinata da governi e classi dominanti in genere, salvo abbaiare contro i migranti. Di fronte a fatti indegni come quelli di piazza Indipendenza, si verificherebbero, in un Paese che si rispetti, le dimissioni immediate di ministro dell’Interno, questore e prefetto, nonché del sindaco Raggi. In un Paese che si rispetti, ma noi italiani abbiamo smesso da tempo di rispettarci.

I nuovi Re di Roma

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