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Evasione fiscale, Cassazione: “Revocare le condanne a chi non ha versato ritenute. Dopo i decreti di Renzi non è più reato”

Uno dei provvedimenti attuativi della delega fiscale ha triplicato la soglia di rilevanza penale, portandola a 150mila euro. Ora la Suprema Corte sancisce che i giudici devono tenerne conto sia nei procedimenti in corso sia in quelli già conclusi. Due anni fa le procure prevedevano che con le nuove norme un processo tributario su tre sarebbe stato archiviato
Evasione fiscale, Cassazione: “Revocare le condanne a chi non ha versato ritenute. Dopo i decreti di Renzi non è più reato”
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Vanno annullate le sentenze di condanna nei confronti di chi non ha versato ritenute fiscali certificate fino a un valore di 150mila euro. E’ l’effetto del decreto legislativo 158 del 2015, uno dei provvedimenti attuativi della riforma fiscale varata dal governo Renzi, che ha triplicato la soglia di rilevanza penale fissata fino ad allora a 50mila euro. Così ora la Cassazione, con una sentenza depositata giovedì di cui dà notizia Il Sole 24 Ore, decreta che alla luce della “abolizione parziale del reato commesso in epoca antecedente” vanno revocati tutti i decreti penali di condanna per questa fattispecie. E la novità vale sia per i procedimenti in corso sia quando la sanzione è definitiva. Il condannato potrà presentare istanza al giudice dell’esecuzione per chiedere la revoca.

“Il mutato giudizio di offensività della condotta omissiva”, annotano i giudici, “si è tradotto nel restringimento dell’area della sua penale rilevanza, con assegnazione a quella amministrativa delle condotte che si collocano al di sotto della nuova soglia”. Di conseguenza in tutti i casi di mancato versamento inferiori alla nuova soglia va formulato il proscioglimento “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”.

Il decreto attuativo della delega fiscale ha modificato l’articolo 10 bis della legge sui reati tributari, che in precedenza prevedeva “la reclusione da sei mesi a due anni” per l’omesso versamento di ritenute dovute sulla base della dichiarazione dei redditi per un ammontare superiore ai 50mila euro. Ora per rischiare il carcere bisogna evadere, appunto, tre volte tanto. Lo stesso decreto ha poi aumentato di cinque volte, da 50mila a 250mila euro, la soglia di punibilità dell’omesso versamento Iva, l’imposta più evasa in Italia: in media 40 miliardi sottratti al fisco ogni anno.

Due anni fa i pm di Milano avevano anticipato al Fatto Quotidiano di attendersi “oltre 3.500 archiviazioni” per effetto delle nuove (più alte) soglie punibilità e da una ricognizione nelle principali procure italiane era emerso che in media un processo tributario su tre sarebbe saltato.

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